Seifeddine inneggiava alla jihad su Facebook
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Seifeddine inneggiava alla jihad su Facebook

Gia dal suo profilo facebook, Seifeddine Rezgui diceva di essere pronto a tutto per l'Isis: non era insospettabile, come detto dal premier tunisino in conferenza stampa.

Seifeddine inneggiava alla jihad su Facebook
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28 Giugno 2015 - 10.26


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Seifeddine Rezgui, il giovane autore dell’attentato di Sousse in Tunisia, era totalmente dedito alla jihad e questo suo attegiamento è chiaro anche dando uno sguardo alla sua pagina Facebook. Secondo la radio tunisina Kapitalis, che ha avuto modo di visitare il profilo prima che fosse oscurato, Rezgui aveva lanciato nei giorni precedenti alla strage diversi appelli alla jihad e scriveva di essere pronto a morire per l’Isis.

“Se l’amore per la jihad è un crimine, tutti possono testimoniare che io sono un criminale”: è questa una delle frasi scritte dall’attentatore e riportata dalla radio tunisina. L’ultimo messaggio pubblicato risaliva al 31 dicembre 2014, quando Rezgui aveva attaccato tutti coloro che stavano per festeggiare il capodanno: il jihadista li definiva ‘koffar’, cioè miscredenti.

Secondo la radio tunisina, dunque, questo è in contrasto con le parole del premier tunisino Habib Essid, che nella conferenza stampa, tenuta la sera dell’attacco di Sousse, aveva dichiarato che niente lasciava presagire che Rezgui fosse un potenziale terrorista.

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Intanto ieri, 27 giugno 2015, è stato recuperato in mare il cellulare di Rezgui. Un testimone oculare della strage aveva infatti detto agli agenti che Rezgui poco prima di entrare in azione si era disfatto del telefonino, dopo aver fatto una telefonata.

Intanto la Tunisia cerca di reagire all’attacco terroristico, il secondo nel paese che ha come obiettivo i turisti in vacanza. Manifestazioni contro il terrorismo si sono svolte ieri sera a Sousse e a Tunisi. I cortei sono andati avanti per diverse ore al grido di ‘Tunisia libera, no al terrorismo’. In tutte e due le manifestazioni Entrambe le manifestazioni hIn entrambe e manifestazioni i dimostranti hanno ripetutamente cantato l’inno tunisino.



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