Penisola arabica in guerra: obiettivo Teheran
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Penisola arabica in guerra: obiettivo Teheran

L’intera penisola arabica in guerra. L’Arabia saudita fa in pochi giorni un’alleanza di 10 paesi arabi sunniti contro gli sciiti in Yemen. Ora contro l'Iran? [Giulietto Chiesa]

Penisola arabica in guerra: obiettivo Teheran
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27 Marzo 2015 - 08.22


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di Giulietto
Chiesa.


L’intera
penisola arabica è ora in guerra. L’Arabia saudita ha costruito in pochi giorni
un’alleanza di dieci paesi arabi sunniti per fronteggiare la “rivolta” sciita
nello Yemen.

È il caos. I fronti si moltiplicano:
Isis contro Siria e Iraq; adesso la nuova guerra al sud, attorno a Aden; sunniti
contro sciiti. La Turchia, a nord, con i suoi progetti di rinascita turcomanna,
contro la “Sci’a” di Teheran, ma anche contro Hezbollah in Libano. Contro
il Califfo, ma anche, in parte, con l’Isis. Gli Usa che bombardano a casaccio.
L’Mi5 britannico che paracaduta armi per l’ISIS. I curdi di Iraq e Turchia
contro tutti. E con chi li aiuta, senza andare troppo per il sottile. L’Egitto
contro l’Isis, ma adesso con l’Arabia Saudita.

L’unica cosa che non si vede, o si
vede poco, è Israele. Ma Israele non solo c’è: è il co-protagonista dell’intero
disastro- disordine. Se si seguono le rotte dei caccia israeliani, che
bombardano Bashar el-Assad e le mosse di Netanyahu, lo si capisce fin troppo
bene.

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Un
premier israeliano che va a Washington, senza nemmeno parlare con il presidente
americano. E riceve l’ovazione del Senato (a riprova che Obama è ormai molto
meno che un’anatra zoppa: è un’anatra moribonda
).

Dietro
l’ISIS c’è ma mano di Israele, c’è quella di Riyad e del Qatar (ufficiali
pagatori), c’è quella dei neocon
repubblicani. Non c’è quella di Obama, se è vero, come pare, che Victoria
Nuland
avrebbe “abbaiato” al ministro degli esteri russo, Sergej
Lavrov
questa frase: «non avete ancora capito che a Washington comanda Cheney,
non Obama»
.

Ma leggiamo anche che Israele ha
spiato i colloqui tra Europa-USA e Iran, per far fallire il negoziato.

Ecco che di nuovo ricompare l’Iran
sciita
. Da qualunque parte di guardi questo incendio, è sempre l’Iran che
appare dall’altra parte del fuoco. Per l’Arabia Saudita e i paesi arabi del Golfo
è il nemico mortale. Non sarebbero ricchi come sono se non fossero stati sotto
l’ombrello americano in tutti questi decenni. Ma, se l’America tratta con
Teheran, quell’ombrello rischia di chiudersi. E poi questa America appare
sempre meno in controllo, sempre più incerta: meglio difendersi da soli.

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Ma l’Iran è comunque, anche per
Israele, il nemico irriducibile che minaccia la sua esistenza. Nemico del dio
di Israele, che ha dato la Palestina al “popolo eletto”.

E infine i neocon americani, probabilmente i più fanatici di tutti: l’Iran demolito sarebbe l’ultimo diamante della collana
di guerre USA, che daranno allo “stato speciale, designato dal Dio
cristiano (e naturalmente ai suoi petrolieri molto cristiani), il controllo
totale di tutte le riserve dell’area medio-orientale allargata.

La conclusione è ovvia: dietro tutto
questo caos c’è l’«obiettivo Teheran». I motori dei cacciabombardieri e dei
missili che bombarderanno la Persia si stanno scaldando.  

In attesa, si darà qualche altra
lezione a Germania e Francia
, che manifestano resistenze e reticenze. 

Specie per quanto riguarda l’Ucraina. 

E, magari, anche a Barack Obama,
sempre più divenuto un peso scomodo.

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