Gentiloni: la Libia è il focolaio del terrorismo

Il ministro degli Esteri: urgente intervenire in quel Paese per riportare la pace tra le fazioni e la situazione sotto controllo

Gentiloni: la Libia è il focolaio del terrorismo
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20 Marzo 2015 - 10.12


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Dopo la strage di Tunisi non si può più stare a guardare, così diventa fondamentale trovare un accordo tra le parti in Libia, per combattere in maniera efficace lo Stato Islamico. Questo è il piano da seguire secondo il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che in un’intervista al Messaggero sottolinea l’importanza di un intervento immediato per evitare la diffusione del terrorismo:

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«A tutte le parti libiche e a tutti i Paesi della regione va detto in modo univoco e chiaro che ogni settimana che passa senza una base minima di accordo è una settimana che rischia di rafforzare la diffusione della minaccia terroristica».
Gentiloni ritiene realistica la possibilità di accordo «tra il Parlamento di Tobruk e Misurata. E penso che la porta debba essere aperto anche a Tripoli. È chiaro che se c’è una base d’accordo almeno del 60 per cento delle componenti libiche, la comunità internazionale può investirci, altrimenti si limiterà a interventi di contenimento del terrorismo. È impensabile una pacificazione della Libia imposta da fuori senza alcuna intesa tra i libici».

Gruppi diversi. Il ministro torna poi sulla strage di Tunisi e commenta la possibilità che i jihadisti di Ansar al Sharia attivi nel Paese si siano raccordati col Califfato: «È molto difficile distinguere rigidamente tra Daesh (Isis, ndr) e terrorismo più tradizionale di matrice jihadista. Certo, c’è in Tunisia una presenza storica di Ansar al Sharia. La sua messa fuori legge ha indotto un elevato numero di terroristi a lasciare il Paese e a disperdersi come foreign fighters in diversi altri Paesi. E questo ha prodotto incroci con il Daesh». Gentiloni si sofferma poi sull’esito del voto israeliano, vinto da Benjamin Netanyahu: «I risultati elettorali vanno rispettati. Detto questo, il governo italiano ritiene che l’unica soluzione credibile della crisi israelo-palestinese consista nella sicurezza di Israele insieme alla nascita di uno Stato palestinese. Questa non è oggi l’opinione di Netanyahu. Noi rispettiamo il voto ma non rinunciamo alla nostra posizione».

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