La corte federale di New York ha stabilito ieri che le autorità palestinesi dovranno pagare 218 milioni di dollari di danni alle vittime e a i feriti americani di sei attentati compiuti in Israele tra il 2002 e il 2004.
La giuria ha giudicato colpevoli l’Autorità palestinese (Ap) e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) di 25 differenti capi d’accusa. Secondo la corte statunitense, sia Olp che Ap hanno sostenuto gli attentati compiuti dai membri del movimento islamico Hamas e delle Brigate dei martiri al-Aqsa (braccio armato del partito Fatah allora diretto da Yaser Arafat).
La cifra da pagare sarà nei fatti molto più alta di 218 milioni di dollari: secondo la legge anti-terrorismo statunitense, infatti, i danni sono automaticamente triplicati. Ciò vuol dire che la somma da versare sarà di 650 milioni di dollari. Una condanna pesante, dunque, che potrebbe far collassare l’Ap già in grosse difficoltà economiche a causa del “congelamento” delle rendite fiscali deciso da Israele dopo che Ramallah ha chiesto di aderire alla Corte Penale Internazionale. Una somma, tuttavia, inferiore al miliardo di dollari chiesta dall’accusa quando il processo si è aperto lo scorso gennaio.
Dura la reazione dei palestinesi. Mahmoud Khalifa, vice ministro dell’Informazione dell’Autorità Palestinese, ha dichiarato che sia l’Olp che l’Ap sono “profondamente deluse” dalla decisione della corte di New York e ha definito le accuse “prive di fondamento”. L’Autorità palestinese – ha dichiarato Khalifa – farà appello alla sentenza. “Siamo sicuri di vincere. Confidiamo nel sistema giudiziario statunitense” ha poi aggiunto.
Israele ha accolto con favore la sentenza definendola una “vittoria morale”.
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