Il 2014 è stato l’anno in cui il governo israeliano ha lanciato più gare d’appalto negli ultimi 10 anni per la costruzione di colonie nei territori occupati palestinesi. A rivelarlo è stato ieri il gruppo pacifista Peace Now.
Secondo lo studio della ong israeliana, i bandi per costruire nuove unità abitative in Cisgiordania e Gerusalemme Est sono in media triplicati dal 2013 rispetto al precedente governo Netanyahu del 2009-2013. Israele ha pubblicato 4.485 gare d’appalto nel 2014 e 3.710 nel 2013 laddove nel 2007 erano state 858. Inoltre, sottolinea Peace Now, il 68% delle costruzioni non sono avvenute necessariamente nei grandi blocchi coloniali che Israele ha detto di voler mantenere anche in un eventuale processo di pace.
Il governo israeliano non ha al momento commentato la notizia.
L’ultima gara d’appalto lanciata lo scorso mese da Israele aveva fatto irritare il Dipartimento di Stato statunitense che aveva definito il piano di costruzione di Tel Aviv “illegittimo e controproducente per raggiungere una soluzione a due stati”. Stando a quanto pubblicato due settimane fa dal quotidiano israeliano Ha’Aretz, la crescita annuale dei coloni nei Territori Occupati palestinesi è di circa il 5,5%, contro l’1,7% degli israeliani residenti in Israele.
Dati che spiegano bene come dal 1987 a oggi il numero dei settler tra Gerusalemme e Cisgiordania sia triplicato. Secondo i dati forniti dall’Istituto israeliano di Statistica, dal governo israeliano e dall’associazione israeliana B’Tselem, i coloni che abitano attualmente nei Territori che dovrebbero costituire il futuro stato di Palestina sono 700.000 (400.000 in Cisgiordania e 300.000 a Gerusalemme Est).
Un numero che non soddisfa ancora molti esponenti della destra israeliana. Tra gli insoddisfatti vi è il ministro Uri Ariel di Casa Ebraica. In una recente intervista, il titolare del dicastero dell’Abitazione ha fissato l’obiettivo dei prossimi cinque anni a 600.000 coloni solo in Cisgiordania, 200.000 in più rispetto a quelli attuali.