Chi ha ucciso Kayla Mueller l'Isis o gli alleati giordani degli Usa?
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Chi ha ucciso Kayla Mueller l'Isis o gli alleati giordani degli Usa?

La Casa Bianca è certa che la responsabilità di quanto accaduto ricade esclusivamente sull’Isis ma resta un mistero la modalità del decesso della ragazza.

Chi ha ucciso Kayla Mueller l'Isis o gli alleati giordani degli Usa?
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11 Febbraio 2015 - 11.36


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Ieri il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva confermato con “profonda tristezza” la morte della operatrice americana Kayla Jean Mueller, di 27 anni, ostaggio dell’Isis. Lo Stato islamico aveva fatto sapere il 6 febbraio che la donna era morta sotto un bombardamento dell’aviazione giordana. Nessun dubbio da parte della Casa Bianca sulla responsabilità dell’Isis per la morte della ragazza eppure le modalità del suo decesso sono ancora oscure. Sul sito [url”Nena News”]http://nena-news.it/uccisa-kayla-mueller-washington-accusa-lo-stato-islamico-e-scagiona-lalleato-giordano/[/url] emergono dei dubbi. Riportiamo qui sotto il pezzo integrale.


La cooperante americana Kayla Jean Mueller, nelle mani dello Stato islamico ormai da due anni, è morta. A confermare la notizia il presidente Usa Barack Obama in persona, che in un comunicato ha porto ieri le condoglianze alla famiglia della ragazza, aggiungendo che “non importa quanto tempo ci vorrà: gli Stati Uniti troveranno e consegneranno alla giustizia i terroristi responsabili del sequestro e della morte di Kayla”. Responsabilità che, secondo l’amministrazione americana, ricade esclusivamente sull’Isis in quanto “sequestratore”.

Mueller sarebbe infatti tra le vittime dell’”Operazione Martire Muaz” lanciata dalla Giordania per vendicare l’esecuzione del pilota Muaz al Kassesbeh, catturato in Siria dai jihadisti dopo che il suo caccia era stato abbattuto e bruciato vivo lo scorso gennaio, un mese prima che Amman si imbarcasse in una difficile e illusoria trattativa con il Califfato per uno scambio di prigionieri. Mueller sarebbe morta quando un bombardiere giordano ha colpito l’edificio dove si trovava nel distretto di Raqqa, in Siria. Il Pentagono venerdì scorso si era limitato a comunicare, attraverso la Cnn, che “non ci sono prove” che la cooperante sia stata uccisa da un bombardamento aereo.

Ma nel week end la famiglia aveva ricevuto dai sequestratori delle “informazioni aggiuntive” sulla morte della ragazza: una e-mail e una foto del cadavere della giovane “autenticate dall’intelligence”, che ne aveva confermato il decesso. Non è ancora chiaro come sia morta Kayla Jean Mueller: il Pentagono “non ha dubbi” sul fatto che la morte della cooperante sia stata causata dall’Isis e non dai raid giordani, mentre alcune fonti dell’intelligence americana sentite dall’agenzia Reuters sostengono che non è chiaro come sia stata uccisa.

Certo è che l’ipotesi della sua morte nel raid giordano della scorsa settimana aveva provocato imbarazzo nella Coalizione anti-Isis, così come imbarazzanti sono i dati forniti dall’intelligence giordana sul numero dei suoi successi nella lotta all’Isis: dallo scorso giovedì, l’aviazione giordana ha compiuto 56 raid aerei tra Siria e Iraq che, secondo le autorità di Amman, hanno permesso di distruggere il 20% del potenziale militare dello Stato Islamico. La Giordania avrebbe inoltre ucciso 7 mila miliziani da quando è entrata nella Coalizione. Conti che non tornano, se si considera che il Pentagono qualche settimana fa aveva ammesso di aver strappato solo l’un per cento del territorio al Califfato in sei mesi di raid e che le cifre ufficiali dei miliziani uccisi dalla Coalizione ammontano a circa 6 mila.

Kayla Jean Mueller, 26enne originaria dell’Arizona e cooperante da alcuni anni in Medio Oriente, era stata sequestrata dagli uomini dello Stato islamico mentre lasciava Aleppo nel 2013. Di lei da allora non si era saputo più nulla per mesi. Poi il Califfato aveva inviato un video ai colleghi della donna per dimostrare che era viva, in cui la giovane chiedeva di essere salvata. Per il suo rilascio aveva chiesto più di 6 milioni di dollari. Ieri Obama, in un’intervista al portale Buzzfeed, ha dichiarato che gli Stati Uniti “non pagano riscatti”, aggiungendo che “è la cosa più dura da dire alle famiglie dei rapiti”.

Ma il presidente stesso ha rivelato di aver organizzato un’operazione per salvare Kayla e gli altri ostaggi americani dopo l’uccisione di James Foley nell’agosto del 2014: operazione fallita, con in commando americano che avrebbe perso i sequestratori jihadisti “di un giorno o due”. Mueller è la quarta cittadina americana uccisa in Siria dallo Stato Islamico: prima di lei, erano stati decapitati i giornalisti James Foley e Steven Sotloff e il cooperante Peter Kassig. Resta il mistero su un quinto cittadino americano rapito in Siria: il giornalista Austin Tice, rapito a Damasco nel 2012. Come è mistero sulla strategia Usa per salvarlo.

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