Atene non si è rivolta a Mosca per un prestito, ma il ministro delle Finanze russo Anton Siluanovha detto che in questa eventualità la richiesta sarebbe accolta bene. L’intesa fra i due Paesi si va rafforzando, soprattutto dopo che la Grecia si è apertamente opposta in sede europea a nuove sanzioni economiche, ed il suo leader Alexis Tsipras non ha fatto mistero del fatto che in caso di divergenze nette potrebbe anche ricorrere all’arma del veto.
La gratitudine e l’interesse russi traspaiono chiaramente dalla dichiarazione di Siluanov: “Possiamo immaginare ogni situazione, per cui se una tale richiesta venisse presentata al governo russo sarà sicuramente presa considerazione,così come prenderemo in considerazione tutti i fattori delle relazioni bilaterali tra la Russia e la Grecia. Il nuovo governo di sinistra Syriza in Grecia ha ottenuto la maggioranza nelle elezioni di domenica scorsa, con la promessa di rinegoziare un debito di 317 miliardi di euro e far finire la dura fase dell’austerità del Paese.
La Grecia ha bisogno di negoziare con i responsabili politici dell’Unione Europea entro il 28 febbraio, al fine di ricevere la prossima tranche di fondi di salvataggio. Se Atene non ottenesse il denaro avrebbe difficoltà a onorare il debito, ed in questo caso l’aiuto finanziario russo non solo si rivelerebbe provvidenziale ma si indirettamente si trasformerebbe anche in arma di pressione nei confronti dell’Unione europea, ancora alla ricerca di una linea comune sia riguardo alla Grecia che alla politica delle sanzioni.
Da quest’ultimo punto di vista le perplessità crescono perfino in Germania: l’export tedesco con la Russia è in caduta libera ed a pagarne le conseguenze, sono lavoratori e imprese, tanto che la cancelliera Merkel cerca di correre ai ripari e propone a Putin “una cooperazione e uno spazio commerciale comune tra UE e Unione Eurasiatica”. In cambio, la solita richiesta di trovare una soluzione pacifica al conflitto in Ucraina.
“Se si considera che in Germania circa 300.000 posti di lavoro dipendono dall’export con la Russia, ne consegue che un calo stabile del 20% potrebbe portare, nel peggiore dei casi, a una perdita di 60.000 posti di lavoro”, avverte Eckhard Cordes presidente del comitato orientale dell’economia tedesca. In termini di fatturato la perdita è superiore ai 6 miliardi di euro. Il valore totale dell’export tedesco verso la Russia era infatti, ancora pochi mesi fa, di 30 miliardi di euro. Ora, grazie alle sanzioni imposte dagli americani alla UE, è sceso a 24.
Cordes sottolinea ancora il fatto che “sono soprattutto gli europei a pagare il prezzo economico di questa crisi politica, gli americani sanno come organizzare sanzioni senza che le loro imprese ne vengano danneggiate”. In effetti il volume d’affari delle imprese americane operanti in Russia non è diminuito in seguito alle sanzioni, ma è anzi addirittura aumentato.
Le cifre snocciolate da Cordes devono essere state prese sul serio in Germania se Angela Merkel ha avanzato la proposta di una serie di trattative tra l’Unione Europea e l’Unione Eurasiatica istituita da Mosca “per parlare di una cooperazione e di uno spazio commerciale comune’”. La condizione, ovviamente, “è che si trovi una soluzione pacifica al conflitto nell’Est dell’Ucraina”, ma per firmare una pace bisogna essere in due ed oltre ai filorussi dell’Ucraina orientale bisognerebbe compiere pressioni anche sui Kiev, che invece si sta riarmando.
L’appello della Merkel è stato accolto con ottimismo dalla stampa tedesca: “La vera notizia è data da questa clamorosa svolta che propone un rivoluzionario trattato di libero scambio – alternativo all’americano TTIP – tra l’Unione Europea e l’Unione Eurasiatica “, si legge su alcuni siti specialzzati. Se si avverasse la svolta sarebbe davvero clamorosa ma nei suoi mutevoli approcci verso il Cremlino, Angela Merkel continua a scontrarsi con le posizioni di Mosca che il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov espone in maniera molto semplice: “Le sanzioni non le abbiamo imposte noi, quindi è un problema europeo”. In altre parole, a giudizio di Mosca provvedimenti unilaterali come le sanzioni vanno rimossi in modo altrettanto unilaterale, e dunque la UE tolga le sanzioni senza chiedere contropartite e dopo si potrà tornare a trattare.
Fonte: Reinchinen Post, Agenzie