Scozia, vince il no: niente secessione

Con il 55% dei voti contro e 45% a favore, il referendum scozzese sancisce la sconfitta degli indipendentisti. Cameron: il Regno Unito deve andare avanti

Vince il no
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19 Settembre 2014 - 12.03


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Il Regno resta Unito e “continua a respirare” come titola il Daily Mail. Il referendum sulla secessione della Scozia ha sancito la vittoria del ‘no’, con la battaglia per allontanarsi da Londra che svanisce con il 45% dei voti a favore e il 55% contro. Poco ha potuto la passione, la campagna fino all’ultimo voto combattuta dagli indipendentisti. Si allontana quella ”occasione della vita” sulla quale il premier di Edimburgo, Alex Salmond, capofila del fronte del Sì, aveva puntato tutto.

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I numeri. I ‘no’ all’indipendenza della Scozia sono stati 2.001.926 contro 1.617.989 di ‘sì’, su un totale di 4.283.392 elettori. La contea in cui i ‘no’ hanno ottenuto più consensi è stata quella delle Orcadi con 67,20%, mentre quella più ‘indipendentistà è stata quella di Dundee City con il 57,35%.

Sondaggi. Per gli indipendentisti, la prima doccia fredda era giunta a seggi appena chiusi: un sondaggio YouGov che, pur su un campione limitato, dava il No chiaramente in testa al 54% e il Sì in affanno, al 46%. Con una distanza di poco ma più definita rispetto ai sondaggi che per giorni si erano trincerati dietro il ‘too close to call’. E il direttore dell’istituto di rilevamenti che scandiva, sicuro, ”al 99% vincerà il No”. Coraggioso secondo alcuni, un azzardo per altri. Tutti cauti, anche dopo i primi risultati, con i No delle contee più piccole e di quelle più prevedibili.

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Cameron. «È il tempo per il nostro Regno Unito di andare avanti». Lo ha detto il primo ministro britannico David Cameron parlando davanti a Downing Street dopo l’esito del referendum in Scozia. Il presidente inglese ha anche confermato che «verranno rispettate le promesse fatte alla Scozia in pieno».

Per la prima affermazione del Sì si è dovuto aspettare Dundee, la ‘Yes City’. Ma che la corsa era stata frenata lo ha dimostrato Aberdeen, la prima grande città con un ‘bottino’ di voti per il ‘No’. ”Verso la salvezza dell’Unione”, hanno cominciato a mormorare a quel punto gli unionisti, perché se il Sì di Glasgow era scontato, la voglia di indipendenza così evidente per le strade tappezzate di bandiere, nel segreto dell’urna ha subito alla fine una battuta d’arresto: deve avere accusato il colpo delle incognite che il sogno, forse troppo grande, portava con sé.

Finché – dopo il largo successo di No (60%) fatto segnare da Edimburgo, la capitale – a fare i conti arriva la Bbc: calcolando il superamento della soglia matematica dei No con cui la Scozia ha respinto l’indipendenza. La percentuale risulta pari al 55% contro un 45% di Sì, sullo sfondo di un’affluenza record dell’84%. Un risultato che scatena subito il sollievo sui mercati, con la sterlina spinta subito al suo massimo dal 2012.

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Salmond. ”Accettiamo la vittoria del no”, dice stamattina Salmond parlando a Edimburgo, quando ormai non ci sono più dubbi: ”Riconosciamo la scelta democratica degli scozzesi”. Ringrazia però la Scozia per quel milione e seicentomila voti che ha fatto sopravvivere il sogno. E adesso, incalza, ”si onorino lo promesse. Lo chiedano tutti gli scozzesi”. Si rivolge già a Londra, promette a sua volta di lavorare con e nel Regno rimasto Unito, ma non dimentica che è stato preso un impegno: se votate No avrete più poteri, ha detto Westminster compatta fino all’ultimo accorato appello. Ha promesso cambiamento.

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