Da Nato e Francoforte speranze e preoccupazioni
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Da Nato e Francoforte speranze e preoccupazioni

L'instabilità regna sovrana nel panorama internazionale, con la crisi tra Russia e Ucraina e le minacce dello Stato Islamico che preoccupano l'Europa e non solo

Nuccio Fava
Nuccio Fava
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6 Settembre 2014 - 10.24


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di Nuccio Fava

La situazioni internazionale resta critica e carica di rischi e gravi incertezze sulle prospettive. Le conclusioni del vertice Nato in Galles tuttavia, con l’intervento del presidente Obama molto deciso ed esplicito nei confronti di Putin, hanno sicuramente favorito una qualche maturazione nelle trattative tra Kiev e Mosca. Si è solo ai primi passi ma intanto nell’Ucraina orientale tacciano le armi e ai confini della Russia si respira una tregua armata, che non è ancora vera pace ma sempre preferibile agli scontri guerreggiati. Sarà chiamata in causa tutta l’abilità politica di Putin. Lo si è visto sulla questione Crimea. Per l’Ucraina avrà non pochi problemi con i separatisti filo Russi che non intendono deporre le armi e puntano ad una forma di separazione-indipendenza di non semplice realizzazione. La crisi però si è alleggerita e vi ha di sicuro influito l’impegno di Obama insieme all’orientamento fermo e unitario dell’Europa in seno alla Nato.

La costituzione di cinque reparti mobili a difesa dei Paesi dell’est europeo confinanti con la Russia sono il segno evidente che non si punta solo sulle sanzioni. Putin dovrà tenerne conto e condividere – in ultima analisi – la ricerca di una soluzione politica e non militare.
All’interno di queste dinamiche complesse si collocano anche le scelte Nato sulle sfide del califfato: nessuna sottovalutazione, si è di fronte ad una barbarie contro l’intera umanità, la Nato non lascerà nulla di intentato per impedire la nascita del così detto Stato Islamico.

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L’alternanza di opportunità e preoccupazioni costituisce quindi il tentativo di sintesi delle risposte Nato ai gravi problemi nell’arena internazionale. Analogo criterio potrebbe seguirsi dopo le determinazioni di Mario Draghi a conferma della posizione espressa la scorsa settimana alla riunione in Usa dei governatori centrali. Draghi conosce bene il quadro non solo dell’economia mondiale ma anche le resistenze politiche e corporative che contrastano le necessarie rapide riforme e le innovazioni indispensabili. Le decisioni della Bce hanno subito avuto riscontro sui mercati, con reazioni positive su tutte le borse specie a Milano. C’è però un risvolto impegnativo, non meno importante, che forse non è stato sufficientemente approfondito.

Riguarda l’altra faccia della medaglia in base alla quale il presidente Bce è stato coraggioso ad operare con tempestività ma le sue scelte senza precedenti si sono rese assolutamente necessarie in presenza di una situazione dell’euro-zona fortemente critica con consumi in discesa, imprese in grave difficoltà, disoccupazione crescente. L’Italia conosce bene questi mali, aggravati dalla montagna di debito pubblico, dalla sfiducia e dalla mancanza di prospettive per le nuove generazioni. Saggio e doveroso quindi applaudire e ringraziare il presidente della Bce sapendo però trarre anche la lezione per scelte

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