Abbiamo conosciuto le tragedie del terrorismo per sottovalutarne la portata devastatrice. Non solo per la costante minaccia della lotta armata e la conseguente urgenza per apprestare strategie adeguate di repressione e prevenzione. In modo non meno pressante si pone allo stesso tempo il problema degli effetti emotivi e psicologici che si determinano nelle società democratiche, ricattate e terrorizzate da minacce di orrore e di morte. Le scene disumane di Erbil con le colonne interminabili di profughi in cerca di cibo, acqua e riparo esprimono dolorosamente la spietatezza di questi fanatici militanti che vogliono costruire lo Stato islamico di Iraq e Siria (Isis).
Il loro fondamentalismo e la loro efferatezza costituiscono però un terrorismo in qualche modo diverso da quello che abbiamo conosciuto. Non solo crudeltà senza eguali su popolazioni inermi per accrescere il rilievo mediatico nelle opinioni pubbliche di tutto il mondo. Siamo ormai oltre Bin Laden e i suoi messaggi registrati, che sembrano al confronto espressione di un periodo lontano. La nuova strategia di questo terrorismo fanatico non è rivolto solo contro americani ed inglesi . Mira a costruire sul terreno un vero e proprio Stato con sue strutture, sue milizie permanenti, sue finanze. Anche rapimenti e sequestri servono per accumulare dollari ricavati soprattutto dal commercio del petrolio estratto dai pozzi conquistati in Iraq e dal commercio delle armi, con un effetto di potenza invincibile che preoccupa governi e opinioni pubbliche occidentali.
Nella strategia di questi fanatici c’è anche l’obiettivo di dimostrare alle popolazioni dei propri territori e di quelli da conquistare, la forza invincibile dell’avanzata del califfato. Inquietante anche la suggestione che l’Isis riesce ad esercitare su giovani cresciuti e formati in Europa che abbracciano il fanatismo islamico e imbracciano armi e ideologia del fanatismo. Cresce di conseguenza la preoccupazione e l’inquietudine anche dei governi europei alla scoperta che giovani studenti islamici che hanno compiuto studi anche superiori a contatto con valori di rispetto della dignità umana, poi di tolleranza e di dialogo democratico in un contesto pluralistico, considerino tutto questo zavorra e mistificazione e scelgano ciecamente la strada senza ritorno della causa del fondamentalismo che può produrre solo distruzione e morte. Servizi e apparati di sicurezza di tutto il mondo sono da tempo all’erta e mobilitati come non mai. Per le nostre società tutte e per le stesse istituzioni culturali e formative si impone una grande riflessione specie intorno agli errori e alla faciloneria con cui talvolta si affronta l’enorme questione della integrazione.