La procura israeliana ha oggi formalmente incriminato tre ebrei per l’omicidio del sedicenne palestinese [url”Muhammed Abu Khdair”]http://www.globalist.es/Detail_News_Display?ID=60067&typeb=0&Il-giovane-palestinese-e-stato-bruciato-vivo[/url], bruciato vivo come rappresaglia per l’uccisione di tre adolescenti israeliani.
Il principale accusato è un colono 29enne dell’area di Gerusalemme, che ha agito assieme a due sedicenni, imparentati con lui. «L’incriminazione descrive un atto grave e scioccante, perpetrato su uno sfondo di razzismo, contro un ragazzo innocente – si legge in un comunicato diffuso dal ministero della Giustizia – il procuratore generale vuole esprimere il profondo dolore per questo atto crudele contrario ad ogni morale umana».
L’uomo e uno dei due minori sono anche accusati di aver cercato di rapire il primo luglio un bambino arabo di sette anni nel quartiere di Beit Hanina a Gerusalemme, tentando di strapparlo dalle braccia della madre che aveva con sè altri figli piccoli, di cui uno sul passeggino. La donna ha impedito il sequestro, ma sia lei che il piccolo sono rimasti feriti.
I due imputati dovranno inoltre rispondere delle auto e del negozio a cui hanno successivamente dato fuoco in un altro quartiere arabo. Il 2 luglio, si è aggiunto al gruppo anche il secondo minorenne.
I tre si sono dedicati «ad una caccia all’uomo che è durata varie ore, durante la quale hanno rapito e crudelmente ucciso Muhammad Abu Khdair, possa riposare in pace, per l’unica ragione che era arabo», si legge nell’atto di incriminazione.