Obama e Putin hanno avuto una lunga conversazione telefonica nella serata di ieri,con il presidente americano che ha ribadito che “le azioni della Russia sono in violazione della sovranità dell’Ucraina e della sua integrità territoriale, a cui abbiamo reagito con alcune misure, in coordinamento con i nostri partner europei”.
Obama ha quindi indicato che “c’è un modo per risolvere la situazione diplomaticamente, in modo da venire incontro agli interessi della Russia, del popolo ucraino e della comunità internazionale. Come parte di tale risoluzione – prosegue la Casa Bianca – i governi di Ucraina e Russia dovrebbero tenere colloqui diretti, facilitati dalla comunità internazionale e da osservatori internazionali, affinché si possa garantire che i diritti di tutti ucraini siano protetti, come quelli dei russi, che le forze russe tornino nelle loro basi, e che la comunità internazionale lavori insieme per sostenere il popolo ucraino in vista delle elezioni di maggio”.
Il presidente Obama ha dichiarato che il Segretario Kerry avrebbe continuato il suo dialogo con il ministro degli Esteri russo Lavrov, il governo dell’Ucraina e gli altri partner internazionali, nei giorni a venire, per raggiungere questi obiettivi.
Il Cremlino -“Il presidente della Russia – si legge in un comunicato del Cremlino – ha ribadito (col presidente Obama, n.d.r.) l’importanza delle relazioni russo-americane per assicurare la stabilità e la sicurezza nel mondo. Queste relazioni non dovrebbero essere sacrificate da problemi internazionali isolati, anche se estremamente importanti”.
“Il proposto referendum in Crimea violerebbe la legge internazionale e non rispetta la Costituzione del paese. Sono fiducioso che lavoreremo assieme ai nostri alleati in Ue per reagire contro l’aggressione russa all’Ucraina”. Lo ha detto Barack Obama giovedì pomeriggiopresentando le sanzioni imposte su Mosca, e salutando la decisione dei leader dei 28.
Per Obama “continuano i nostri sforzi per imporre un costo alla Russia e a coloro che sono responsabili della situazione in Crimea”, aggiungendo che “andando avanti ci danno inoltre la flessibilita’ di modulare la nostra risposta in base alle azioni russe”. Sono misure che impongono restrizioni sui visti ad un imprecisato numero di funzionari, che si vanno ad aggiungere al diniego dei visti a chi e’ coinvolto nell’abuso dei diritti umani in seguito all’oppressione politica in Ucraina, e che aprono la strada al possibile congelamento dei loro beni. Sottolineando che la sua linea e’ ampiamente condivisa, Obama ha affermato che si tratta di “passi intrapresi in stretto coordinamento con i nostri alleati europei”, poiche’ “la nostra unita’ internazionale e’ evidente in questo
importante momento”.
I leader europei – Il referendum in Crimea “è illegale, incompatibile con la costituzione ucraina e aggrava nuovamente la situazione”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel al termine del vertice straordinario sull’Ucraina, a Bruxelles. “Siamo stati delusi” dalla Russia e “siamo pronti ad agire e a riunirci in qualsiasi momento”, ha aggiunto. A farle eco è il presidente Ue Herman Van Rompuy. La convocazione del referendum in Crimea è “illegale”. La Russia, continua, deve cominciare negoziati “nei prossimi giorni” e ci devono essere “risultati” in mancanza dei quali la Ue è pronta a comminare sanzioni come divieto di viaggio, congelamento dei beni e e cancellazione dei rapporti. “Siamo estremamente determinati ad ottenere risultati”. Lo dice Herman Van Rompuy specificando che la minaccia di sanzioni “sono un modo per fare pressione” e “per portare gli altri al tavolo del negoziato” facendo un parallelo a quanto fatto con l’Iran. E’ stato fatto un “lavoro significativo per tentare di accogliere il grido di dolore del popolo ucraino”, ha commentato il premier Matteo Renzi in conferenza stampa a Bruxelles.
Le dichiarazioni giungono dopo il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo Ue a Bruxelles per fare il punto sull’Ucraina. Gli Usa intanto impongono sanzioni: la Casa Bianca ha comunicato che il Dipartimento di Stato imporrà restrizioni sui visti a funzionari e singoli. A Questa mattina il Parlamento della Crimea ha votato l’adesione alla Russia. Kiev ha dichiarato incostituzionale il referendum del 16 marzo e i leader europei sostengono questa linea.
Il premier britannico David Cameron – “Abbiamo deciso di procedere secondo tre fasi. La prima è sospendere i negoziati per un regime più libero dei visti. Ma se i negoziati non vanno avanti in tempi rapidi, procederemo con i divieti di viaggio e congelamento dei beni. E se i russi faranno altri passi negativi allora l’Ue potrà prendere una vasta gamma di misure, comprese quelle in aree economiche e finanziarie”.
“Non ci può essere nessuna messa in causa dell’integrità territoriale dell’Ucraina o allora con conseguenze estremamente dannose”. Così il presidente francese Francois Hollande, sottolineando che non ci deve essere “nessun fatto compiuto, nessun passo preliminare e nessun precedente” così come il referendum: “senza contatti con le autorità ucraine” non ha valore giuridico.
La Verkhovna Rada (il parlamento ucraino) ha intanto deciso di iniziare l’iter per sciogliere il parlamento della Crimea, che ha fissato per il 16 marzo un referendum per annettere alla Russia la penisola sul Mar Nero. L’annuncio è stato dato dal presidente del parlamento ucraino e presidente ad interim Oleksandr Turcinov, che ha definito il referendum “una farsa” e “un crimine contro l’Ucraina commesso dai militari russi”
Il premier ucraino – “Siamo determinati e pronti a firmare l’accordo di associazione con la Ue” ha detto il premier Arseni Iatseniuk dopo la riunione coi leader Ue, aggiungendo che “siamo in situazione economica disperata”. Per Iatseniuk, i referendum della Crimea per l’annessione alla Russia “è illegittimo”. “La Crimea è e resterà Ucraina”, “la Russia ritiri i militari e non supporti le forze che vogliono dividere l’Ucraina”. La giustizia ucraina ha quindi emesso mandati d’arresto per il premier e per il presidente del Parlamento della Crimea, Serghii Aksionov e Vladimir Kostantivov. I due, il cui potere non è riconosciuto da Kiev, sono a capo delle istituzioni della penisola che stanno portando la Crimea tra le braccia della Russia con un referendum fissato il 16 marzo.