“Questa conferenza è un’opportunità per trovare una soluzione politica per la Siria”, dove sono state già perse moltissime, troppe vite umane. Con queste parole, rivolte in particolare alle delegazioni siriane, il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon ha aperto i lavori di Ginevra 2, la conferenza internazionale di pace per il tormentato Paese mediorientale che segue, a due anni di distanza, Ginevra 1. Oltre 30 i Paesi presenti alla conferenza, che da venerdì si sposterà proprio a Ginevra, in Svizzera, per aprire un dialogo diretto fra i ribelli siriani e i rappresentanti del regime di Bashar Al Assad.
I temi Tre anni di guerra civile, quasi 100 mila vittime. Non sarà facile trovare una soluzione al sanguinoso conflitto siriano, obiettivo di Ginevra 2. Quattro i temi su cui dovranno trovare una mediazione le delegazioni ministeriali provenienti da tutto il mondo: il cessate il fuoco, lo scambio di prigionieri, la transizione nel Paese e la sorte di Bashar al Assad, il presidente intenzionato a ricandidarsi alla guida della Siria.
La telefonata Putin-Obama. I negoziati tra i siriani “non saranno semplici né rapidi”, ha stimato il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov. E proprio una telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e quello americano Barack Obama ha preceduto l’apertura dei lavori. Il presidente Usa ha definito “sbagliata” la scelta di non invitare l’Iran ai colloqui, poi i due hanno discusso delle relazioni bilaterali dei loro due Paesi.
L’appello del Papa. “Non si risparmi alcuno sforzo per giungere con urgenza alla cessazione della violenza e alla fine del conflitto, che ha già causato troppe sofferenze” ha detto Papa Francesco, rivolgendosi ai partecipanti di Ginevra 2, la cui apertura il Pontefice ha citato in chiusura dell’udienza generale in Piazza San Pietro. Papa Francesco ha chiesto di “cercare unicamente il maggior bene del popolo siriano, tanto provato”, auspicando per la Siria “un cammino deciso di riconciliazione, di concordia e di ricostruzione con la partecipazione di tutti i cittadini, dove ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere e abbracciare”.
Le parole di Kerry. “Dobbiamo affrontare la realtà: Assad non farà parte di questa transizione” ha detto il segretario di Stato americano durante la conferenza, “un uomo non può tenere un Paese e l’intera regione in ostaggio”.
L’intervento di Emma Bonino. “Tutti qui condividiamo la preoccupazione che l’attuale situazione porti al radicalismo e al terrorismo. Ma voglio dire chiaramente – ha detto nel suo intervento il ministro degli Esteri italiano – che la lotta al terrorismo non può giustificare la violazione dei diritti umani e della dignità”. “Se il conflitto continuerà, sarà una vergogna per tutto il mondo”, ha aggiunto il capo della diplomazia italiana.
Le accuse del ministro siriano. “Le potenze straniere appoggiano il terrorismo” ha detto Walid Muallem, ministro degli Esteri siriano, puntando il dito contro quei paesi che vogliono “esportare il terrorismo, usare i loro petroldollari per comprare armi e riempire i media internazionali di bugie”. “Ora la maschera è caduta e vediamo la vera faccia di coloro che vogliono distruggere la Siria”, ha affermato Muallem.
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