Si sapeva che non sarebbe stato un voto facile. E i fatti lo hanno confermato. Ancora una giornata di scontri in Egitto, dove questa mattina si sono aperti i seggi per il referendum costituzionale, che coinvolgerà 53 milioni di elettori aventi diritto. Almeno 8 le vittime tra i manifestanti pro-Morsi, il presidente deposto a luglio: secondo fonti della sicurezza, 6 persone sarebbero morte a Sohag, una a Beni Suef e una a Giza. Diversi i reporter fermati.
Allertate le forze di intervento rapido in tutti i governatorati egiziani: oltre 160mila gli agenti impegnati tra poliziotti e uomini della sicurezza, coadiuvati dall’esercito. I militari, recita un comunicato del ministero dell’Interno reso noto dalla tv di Stato, hanno l’ordine di “sparare” contro chiunque tenti di “aggredire gli elettori”. Gli egiziani sono chiamati a pronunciarsi sul testo emendato da una commissione di 50 rappresentanti, dopo il ‘congelamento’ della Costituzione approvata nel 2012, ispirata dai Fratelli musulmani, considerati organizzazione terroristica dopo la destituzione del presidente eletto, Mohamed Morsi.
“Votare è un dovere nazionale” ha ricordato il premier del governo ad interim, Hazem el-Beblawi, citato dall’agenzia ufficiale Mena, esprimendo ottimismo sull’esito del referendum costituzionale. Il ministro dell’Interno, Mohamed Ibrahim, ha messo in guardia gli oppositori che intendono boicottare il voto e impedire l’affluenza: “Saranno trattati con durezza e fermezza”, ha assicurato Ibrahim. Per ottenere il risultato voluto, il governo deve ottenere almeno un 33% di voti a favore, gli stessi che nel 2012 avevano votato il testo costituzionale voluto da Morsi.
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