Sta facendo molta polemica in Australia, la visita al di una delegazione del Wikileaks Party, guidato a distanza dal fondatore del sito antisegreti Julian Assange rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, che si è recata in Siria per incontrare il presidente Bashar al-Assad e alti funzionari del regime. Una foto dell’incontro, diffusa su Twitter dallo stesso Assad, lo mostra con la delegazione guidata dal padre di Assange John Shipton, presidente del partito. E un servizio sulla tv siriana, lo mostra mentre dichiara a dei funzionari che «continueremo a rivelare la verità al popolo australiano e internazionale, e il prossimo anno apriremo un ufficio a Damasco». Una nota sul sito web del partito spiega che scopo della visita era di mostrare solidarietà al popolo siriano e di esprimere opposizione a ogni intervento militare occidentale.
«Mentre il Wikileaks Party riconosce la necessità di riforme politiche in Siria e della lotta alla corruzione e agli abusi dei diritti umani, non ritiene che questo debba essere conseguito con la violenza, con un intervento militare occidentale e la distruzione del Paese», recita il comunicato. «Date le preoccupazioni di sicurezza, e gli alti livelli di violenza in Siria, non possiamo dare informazioni dettagliate sulla delegazione», aggiunge. Secondo l’alto esponente laburista Chris Bowen, mandare una delegazione a Damasco «indica un approccio irresponsabile». «Il regime di Assad è stato ampiamente e giustamente criticato attorno al mondo. E per un partito politico australiano pensare che sia una cosa sensata andare in visita, avere colloqui e offrire una certa legittimazione, è qualcosa di inaccettabile, che dovranno spiegare», ha detto.