Pubblica notizie su un'inchiesta per corruzione: sito chiuso in Turchia
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Pubblica notizie su un'inchiesta per corruzione: sito chiuso in Turchia

La Tib ha censurato il sito di un giornalista turco, dopo la pubblicazione di materiale inerente ad un'indagine che ha portato all'arresto di decine di persone.

Pubblica notizie su un'inchiesta per corruzione: sito chiuso in Turchia
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21 Dicembre 2013 - 17.35


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Il sito Yenidonem.com, curato dal giornalista del quotidiano Taraf, Mehmet Baransu, è stato bloccato dall’Autorità turca per le telecomunicazioni (Tib) perché conteneva articoli, documenti e foto inerenti la maxi inchiesta sul caso di corruzione che scuote la Turchia da una settimana e che ha portato all’arresto di decine di persone legate al governo, tra le quali i figli di tre ministri. Ad annunciarlo è lo stesso giornalista, con il suo sito colpito da «censura» da mercoledì, una mossa che a suo giudizio configura «un atto illegale».

Sulla homepage del sito si legge la scritta «Misure di protezione sono state adottate per questo sito sulla base della decisione 2013/20643 del 19 dicembre 2013». Ma al quotidiano Zaman, Baransu ha spiegato che il suo avvocato ha cercato la decisione presso il tribunale di Istanbul, scoprendo che quel codice si riferisce a un caso di furto e non ne sono state depositate invece a carico del suo sito. «Lo stesso procuratore che dovrebbe essere responsabile della vicenda – ha detto il reporter – ha affermato di non aver mai cercato di chiudere il sito». Fonti del giornalista gli hanno riferito che l’ordine è partito invece da «un alto funzionario del governo».

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Baransu ha quindi spiegato di aver contattato la presidenza della Repubblica, illustrando la sua vicenda. «Se il presidente Abdullah Gul non tenterà di risolverla, dovrò pensare che anche lui è coinvolto nello scandalo della corruzione», ha detto il giornalista, annunciando uno sciopero della fame di fronte al palazzo presidenziale. Nei giorni scorsi il premier Recep Tayyip Erdogan ha bollato l’indagine sulla corruzione come una «operazione sporca» contro il suo governo e il ministero degli Interni ha immediatamente ordinato la sostituzione di decine di dirigenti della polizia che hanno partecipato all’inchiesta.

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