Strasburgo: fu Ankara a bombardare i villaggi curdi

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo stravolge la versione turca: il massacro a Kushonar e Kocagi non fu perpetrato dal PKK, ma dallo Stato turco.<br>

Strasburgo: fu Ankara a bombardare i villaggi curdi
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13 Novembre 2013 - 10.13


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di Giorgia Grifoni

La Turchia è colpevole di aver ordinato il bombardamento aereo dei due villaggi curdi di Kuskonar e Kocagi che nel 1994 causò 33 morti ed è tenuta a pagare un risarcimento alle famiglie delle vittime pari a 2,3 milioni di euro in danni morali. E’ quanto ha stabilito ieri la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, aggiungendo che Ankara dovrà condurre una nuova inchiesta sull’accaduto che “metta fine all’impunità” dei responsabili.

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Una sentenza dura, ma non definitiva – la Turchia ha tre mesi di tempo per fare appello – basata sul “carattere insufficiente dell’inchiesta” condotta dalle autorità turche sul massacro: Ankara, che nega da sempre ogni responsabilità sul bombardamento – attribuendolo invece a una vendetta dei guerriglieri del PKK contro due villaggi “insubordinati” – ha condotto un’inchiesta di facciata, in cui le testimonianze dirette venivano raccolte dall’esercito e non da un’autorità giudiziaria indipendente. E i giudici turchi, secondo la sentenza, “avevano preconcetti sugli avvenimenti”, preconcetti che li hanno portati ad “incolpare in fretta il PKK senza possedere alcuna prova”.

La versione di Ankara – un’operazione montata dal PKK per punire i residenti dei villaggi per non voler celebrare il nuovo anno curdo – non ha retto a Strasburgo, che ha dato invece ragione agli abitanti dei due villaggi: sono stati bombardati il 26 marzo 1994 dalle forze aeree turche per essersi rifiutati di collaborare con le autorità contro i separatisti del PKK. Nell’attacco morirono 33 persone, tra cui donne e bambini. Secondo la sentenza, “i piloti e i loro superiori hanno ordinato ed eseguito l’attacco senza preoccuparsi affatto della vita umana” e le vittime “hanno dovuto affrontare le conseguenze del bombardamento senza alcuna assistenza umanitaria da parte delle autorità turche”.

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Ci sono decine di altri casi come quello di Kuskonar-Kocagi nel Kurdistan turco, la parte sud-orientale della Turchia, dove l’impunità per i mandanti, a detta dei giudici di Strasburgo, “era la prassi”: dal 1983, infatti, in molte province venne instaurata la legge marziale in risposta alle attività dei separatisti del PKK, e la guerra civile scoppiata in quegli anni si protrasse fino alla metà degli anni ’90. Molte zone furono evacuate, migliaia di villaggi curdi distrutti e si registrarono esecuzioni sommarie extra-giudiziarie da entrambe le parti.

La sentenza, a detta del quotidiano turco Today’s Zaman, è comunque significativa alla luce del bombardamento di Uludere, la notte del 28 dicembre del 2011, in cui 34 curdi rimasero uccisi da un raid aereo di Ankara: il gruppo, composto in maggioranza da giovani, era diretto al confine con l’Iraq con l’intento di contrabbandare sigarette e gasolio: per Ankara erano invece ribelli del Pkk.

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