I fiori di Bi’lin e la censura dei media
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I fiori di Bi’lin e la censura dei media

Le foto dell’Ap raccontano del giardino di gas lacrimogeni, ma dimenticano di mostrare a chi è dedicato: Bassem Abu Rahmah. I media mainstream cancellano il contesto.

I fiori di Bi’lin e la censura dei media
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9 Ottobre 2013 - 11.58


ATF
da Bi’lin (Cisgiordania)

Una fotografia a volte vale più di mille parole, ma altre volte le foto hanno bisogno delle parole per essere contestualizzate. È il caso recente dell’attenzione globale su Bi’lin suscitata da una serie di foto dell’Associated Press sul [url”“giardino di gas lacrimogeni in Cisgiordania””]http://www.washingtonpost.com/national/ap-photos-in-west-bank-flowers-sprout-from-spent-israeli-tear-gas-grenades/2013/10/02/1748b05a-2b8f-11e3-b141-298f46539716_story.html[/url]

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Nel 2009, Bassem Abu Rahmah è stato colpito al petto da un gas lacrimogeno sparato dai soldati israeliani durante una delle proteste settimanali di Bi’lin. La sua morte, catturata in un video, si è guadagnata l’attenzione internazionale grazie al documentario candidato agli Oscar “Five Broken Cameras”. La madre di Bassem, Sabiha, ha lavorato per conservare il luogo della sua morte, usando i candelotti lacrimogeni come vasi per i fiori.
Ma è facile perdere questi elementi chiavi guardando solo le foto dell’AP.

Un’analisi dei maggiori siti di quotidiani che hanno pubblicato le foto mostra una dinamica interessante. La maggior parte dei siti riporta cinque o sei immagini con didascalia. Molti iniziano con una foto la cui didascalia dice: “Una donna palestinese annaffia fiori piantati nei gas lacrimogeni”. Solo nel The Guardian si legge un’informazione in più: “Sabiha Abu Rahmah annaffia le piante. Suo figlio, Bassem, è stato ucciso cinque anni fa durante una manifestazione settimanale”. E il The Guardian non riporta nemmeno le foto dell’AP, ma ha pubblicato immagini di altre agenzie.

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Più palesemente, nessuna delle foto in nessuno dei siti mostra l’elemento centrale del giardino-memoriale: un’immagine di Bassem Abu Rahmah su un telaio di candelotti lacrimogeni, con accanto la madre che piange il figlio perduto. Cosa è il centro visuale, simbolico e letterale del giardino è escluso dalle foto dell’AP?

È vero che in molti siti è stato pubblicato un testo dell’AP con un’importante informazione al quinto paragrafo: “Il giardino di Bi’lin commemora Bassem Abu Rahmah, uno dei leader della protesta ucciso nel 2009 da un candelotto lacrimogeno che lo ha colpito al petto durante una manifestazione”.

Perché non includere questo elemento fondamentale nelle immagini? Al contrario, ogni didascalia dell’AP include qualcosa che svia la realtà: “I candelotti lacrimogeni sono stati collezionati dai palestinesi durante anni di scontri con le forze di sicurezza israeliane”. Vero, le manifestazioni si svolgono da anni, ma ha richiesto ben poco tempo raccogliere le decine di candelotti del giardino. Le forze israeliano sparano decine di lacrimogeni ogni settimana. La campagna è letteralmente piena.

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Inoltre, in siti web come l’inglese [url”Daily Mail”]http://www.dailymail.co.uk/news/article-2441997/Palestinian-gardener-uses-spent-tear-gas-canisters-PLANT-POTS.html[/url], le foto appaiono senza nemmeno il testo fornito dall’AP, in cui si parla della morte di Abu Rahmah, aggiungendo alle immagini una versione “Israele dice, i critici dicono” scritta dallo staff sul muro di separazione.

Allo stesso modo l’israeliano [url”Ynet”]http://www.dailymail.co.uk/news/article-2441997/Palestinian-gardener-uses-spent-tear-gas-canisters-PLANT-POTS.html[/url] non menziona la morte di Abu Rahmah e conclude con questa descrizione igienizzata: “Ogni venerdì attivisti di sinistra israeliani e palestinesi vanno a protestare contro la barriera di separazione e alcune di queste manifestazioni si concludono con dei feriti”.

È bene che l’AP abbia portato all’attenzione la resistenza creativa degli attivisti di Bi’lin. Ma come accade spesso con i media mainstream che coprono la Palestina, il contesto è spesso minimizzato, marginalizzato o cancellato.

Foto di Ryan Rodrick Beiler
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