Assad: sì alla proposta russa ma non per la minaccia Usa

Il presidente siriano ha accettato di cedere il controllo delle armi come richiesto da Lavrov. Onu: il conflitto è sprofondato in crimini di guerra incredibili.

Assad: sì alla proposta russa ma non per la minaccia Usa
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12 Settembre 2013 - 15.14


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Il presidente siriano Assad «ha acconsentito di cedere il controllo delle armi chimiche seguendo la proposta russa, ma non per la minaccia rappresentata dagli Stati Uniti».

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Assad ha sottolineato che il processo di smantellamento delle armi chimiche del suo Paese non deve essere unilaterale e che gli Usa devono smettere di minacciare Damasco e di armare l’opposizione: lo ha detto il presidente siriano in un passaggio della sua intervista alla tv russa Russia 24.

«I terroristi tentano di provocare l’attacco americano sulla Siria», ha detto il presidente siriano in un passaggio della sua intervista alla tv russa, sostenendo che i guerriglieri hanno nel loro arsenale armi chimiche ottenute da Paesi stranieri.

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La Siria non consegnerà le proprie armi chimiche se Washington non smetterà di minacciare un attacco contro il territorio del Paese mediorientale, ha detto il presidente siriano, Bashar Assad.

Assad ha detto di prevedere che il passaggio di informazioni sulle armi chimiche siriane alla comunità internazionale inizierà un mese dopo che Damasco aderirà alla convenzione contro le armi chimiche.

Lavrov: continueremo gli sforzi – «La Russia accoglie con favore il consenso della Siria alla proposta di mettere le armi chimiche sotto controllo internazionale» e «continuerà gli sforzi verso una riconciliazione politica, in accordo con il documento di Ginevra del 30 giugno 2012». Sono state queste le parole del ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, diffuse su Twitter dal profilo del suo dicastero.

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«La Russia – si legge ancora – è per catalizzare gli sforzi congiunti nel rispondere alle sfide globali, tra cui la non proliferazione delle armi di distruzione di massa». Lavrov ha poi affermato che «sia particolarmente importante alla luce dei tentativi di risolvere la crisi attraverso la forza senza l’appoggio del Consiglio di sicurezza Onu».

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