Le 334 vittime di Beslan: il giorno del ricordo
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Le 334 vittime di Beslan: il giorno del ricordo

Oggi è il nono anniversario della strage di Beslan. Per tre interminabili giorni 1200 vite in tutto, vengono tenuti in ostaggio dai terroristi ceceni.

Le 334 vittime di Beslan: il giorno del ricordo
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3 Settembre 2013 - 19.11


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di Maria Magarik

Che non accada mai più e mai si dimentichi… Si dice sempre così subito dopo una strage di innocenti. Per un po’ si fanno dichiarazioni di fuoco, il mondo si indigna, si promette di fare luce , punire i responsabili… poi il ricordo, piano piano, sbiadisce. Rimangono il dolore e la disperazione delle famiglie, dei parenti, degli amici. Il dolore individuale.

In questi giorni la comunità internazionale si divide sull’intervento in Siria. L’immagine dei corpi dei bambini addormentati col sarin, avvolti in bianchi lenzuoli, ha smosso il mondo, indifferente per ben due anni e mezzo di fronte alla feroce guerra civile che dilania il Paese mediorientale.

Sull’orlo di una guerra, l’eco di una guerra, della guerra civile in Caucaso si sente. Oggi è il nono anniversario della strage di Beslan. Il 3 settembre del 2004 tutto il mondo si ferma con il fiato sospeso e guarda in diretta tv le immagini dei ragazzini insanguinati e ustionati in fuga dopo l’esplosione nella palestra, minata, dell’istituto.

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Per loro è la liberazione. Per tre interminabili giorni gli allievi, i loro genitori, gli insegnanti, 1200 vite in tutto, vengono tenuti in ostaggio dai terroristi ceceni. È vietato bere o mangiare, vietato andare in bagno, vietato farsi medicare le ferite nonostante a scuola ci sia l’infermiera con una valigetta di medicinali.

I terroristi chiedono il completo ritiro delle truppe russe dalla Cecenia, vogliono parlare con i vertici dell’Ossezia del Nord. Ma nessuno risponde. Nel video della liberazione, durante il maldestro blitz delle forze speciali di Mosca, i ragazzini chiedono disperatamente acqua.  I medici ordinano di darne  loro solo poche gocce. Molti di loro sono ustionati. I bambini non lo capiscono e guardano i soccorritori , con terrore,come se fossero i terroristi. Non hanno la forza per parlare, mormorano solo: “Vody, Vody….( acqua, acqua – ndr).

Il bilancio di Beslan è atroce: 334 vittime, più della metà bambini. Vivo la tragedia in diretta, in redazione. Mano a mano che arrivano le prime, frammentarie testimonianze traduco al volo le loro parole per preparare i servizi televisivi. I sopravvissuti raccontano di aver bevuto, per sete, l’urina. Foto di una tragedia atroce, impossibile che sbiadiscano.

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Da quel giorno, ogni anno le coraggiose mamme di Beslan, col lutto ancora vivo nel cuore e begli occhi, lasciano sulle tombe dei figli delle bottigliette di acqua minerale. Coraggiose perché non mollano e vogliono conoscere la verità. Il presidente Putin non le ha mai voluto incontrarle. Parlò solo con i governanti dell’Ossezia del Nord e fece costruire nella cittadina due nuove scuole. Il giorno della strage è stato ritratto teso, le labbra serrate. Così nel giorno della strage di Beslan.

Il leader dei separatisti ceceni, Shamil Basaev, rivendicò l’assedio della scuola n.1. Per anni la vicenda degli “Angeli” è stata vissuta con semplice e sincero orrore, con pietà, ma anche – è da dire – con tanta trionfante retorica, la stessa che ha accompagnato la travagliata vicenda del Caucaso.

Cui prodest quella morte atroce di 186 ragazzini? Probabilmente Anna Politkovskaja scavando, scavando avrebbe scovato i mandanti. Così, sono rimaste lunghe, pesanti ombre sugli atti delle inchieste delle commissioni parlamentari sul massacro di Beskan. Gli interrogatori dell’unico terrorista sopravvissuto, Nurpasha Kubaev non sono mai stati resi noti.

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Alcuni assalitori (erano una trentina) quel giorno invece di trovarsi nella cittadina dell’Ossezia, avrebbero dovuto essere dietro le sbarre perché  condannati per una serie di reati. I documenti della loro scarcerazionem distrutti, strappate e fatte sparire pagine compromettenti dei registri.

Le mamme di Beslan non hanno smesso di chiedere giustizia: nel loro ricorso alla Corte europea dei diritti scrivono anche di essere state trattate senza alcun rispetto da chi doveva trovare i responsabili della strage dei loro figli innocenti. Lo hanno promesso quello stesso giornom 9 anni fa a Beslan, col corpo dei loro piccoli tra le braccia.

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