Siria: il giallo dell'attacco con le armi chimiche

L'opposizione accusa Assad dell'uso di armi chimiche a est di Damasco. Il regime nega e controaccusa: disinformazione di chi sta sostenendo il terrorismo.

Siria: il giallo dell'attacco con le armi chimiche
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21 Agosto 2013 - 16.33


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Va avanti il giallo delle armi chimiche in Siria: decine o forse centinaia di persone, tra cui donne e bambini, sarebbero stati uccisi oggi dalle forze del presidente Bashar al-Assad in un attacco con gas nervino in una roccaforte ribelle nella regione di Guta. Lo hanno riferito attivisti dell’opposizione, spiegando che le informazioni provengono dai centri medici della regione.

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L’agenzia d’informazione ufficiale del regime siriano “Sana” ha negato che le forze lealiste abbiano utilizzato armi chimiche in un attacco a Ghouta, a est di Damasco, come denunciato dall’opposizione. «Le notizie dell’utilizzo di armi chimiche» a Ghouta «sono false e sono state diffuse da tv come al-Arabiya e al-Jazeera che sostengono il terrorismo», ha scritto la Sana. La diffusione di tali notizie – ha aggiunto l’organo di stampa del regime – «è un tentativo di ostacolare la missione degli esperti Onu sull’utilizzo di armi chimiche in Siria».

L’Ue ha chiesto un’«inchiesta immediata e approfondita» sull’uso di armi chimiche in Siria, che se confermato sarebbe «inaccettabile». Lo hanno deciso i ministri degli esteri dell’Ue.

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Sono circa 1.300 gli uccisi nel presunto attacco chimico commesso la notte scorsa – secondo gli attivisti e testimoni locali – dalle forze siriane fedeli al presidente Bashar al Assad nella regione di Damasco. Lo ha affermato la Coalizione nazionale delle opposizioni siriane in esilio in un comunicato diffuso da Istanbul.

Il bilancio delle vittime è molto incerto al momento. L’osservatorio siriano per i diritti umani, che ha sede a Londra, ha parlato di decine di vittime: «Dopo mezzanotte, le forze del regime hanno intensificato le operazioni militari, ricorrendo all’aviazione e ai lanciagranate, causando decine di morti e feriti» ha reso noto l’Osservatorio. Il coordinamento dell’opposizione locale ha parlato di 213 morti, mentre il Consiglio del comando rivoluzionario siriano, in una dichiarazione rilasciata alla tv al-Arabiya, ha detto che le vittime sono oltre 500.

Razzi con il potente gas avrebbero colpito i sobborghi di Ghouta, Ain Tarma, Zamalka e Jobar.

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È un «crimine odioso» l’attacco «con gas tossico» e il «bombardamento barbaro» costato la vita a centinaia di persone nella regione di Ghuta, nei pressi di Damasco: è la denuncia della Lega Araba. Il segretario generale, Nabil el Arabi, ha chiesto che «gli ispettori Onu si rechino immediatamente sul posto per indagare sull’uso di armi chimiche».

La Lega Araba ha chiesto agli ispettori dell’Onu sulle armi chimiche di recarsi immediatamente nella regione intorno a Damasco dove l’opposizione ha accusato le forze lealiste di avere oggi impiegato agenti chimici.

È in Siria questi giorni una missione di esperti dell’Onu incaricata di verificare se sono state usate armi chimiche nel conflitto tra lealisti e ribelli, che si sono più volte accusati reciprocamente. Gli ispettori sono arrivati domenica, ma i movimenti e le attività della squadra, guidata dallo svedese Ake Sellstrom, sono tenute segrete. Non si sa quindi dove si trovino in questo momento gli esperti delle Nazioni Unite.

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L’opposizione accusa Assad, il regime nega: è ciò che sostengono le due parti. Ma la questione delle armi chimiche, oltre ad essere un conflitto fatto di tragiche verità, è una guerra che avanti anche a colpi di disinformazione, bugie e false informazioni diffuse da una tv come al-Arabiya che non è assolutamente un organo d’informazione neutro.

Gli Usa condannano l’uso delle armi – Gli Stati Uniti «condannano fermamente» l’uso di armi chimiche e sono «profondamente preoccupati» dai report secondo i quali centinaia di civili siriani sono stati uccisi in un attacco da parte delle forze del governo. Lo ha affermato la Casa Bianca, sottolineando che «sta lavorando per raccogliere ulteriori informazioni». Gli Stati Uniti chiedono inoltre a tutte le parti di offrire l’accesso immediato all’Onu per indagare.

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