Caos in Egitto, Morsi respinge l'ultimatum
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Caos in Egitto, Morsi respinge l'ultimatum

Il presidente egiziano si oppone all'ultimatum di 48 ore lanciato ieri dall'esercito: alcune affermazioni potrebbero creare confusione in una nazione complessa.

Caos in Egitto, Morsi respinge l'ultimatum
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2 Luglio 2013 - 10.25


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Il presidente egiziano Mohamed Morsi ha respinto l’ultimatum di 48 ore lanciato dalle Forze armate dicendo che le affermazioni dell’esercito non sono state da lui prese in considerazione e che alcune frasi contenute nell’ultimatum stesso «potrebbero creare confusione».

Morsi ha detto di credere che una dichiarazione rilasciata dal capo delle Forze Armate con un ultimatum alle forze politiche per conquistare il consenso, rischia di causare confusione e attacca il suo piano per una riconciliazione nazionale. Notando che Morsi non è stato consultato in anticipo dal generale che ha lanciato l’ultimatum, l’ufficio di presidenza ha detto: «Sembra che alcune delle affermazioni dell’ultimatum abbiano significati che potrebbero creare confusione in una nazione complessa».

Anche il ministro degli esteri egiziano Kamel Amr ha offerto le proprie dimissioni dopo che ieri già cinque ministri hanno lasciato e si sono schierati con il popolo.

Lo staff del presidente egiziano ha detto che Mohamed Morsi ha avuto un colloquio telefonico col presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

Continuano le pressioni dell’esercito – All’indomani delle imponenti manifestazioni per rivendicare le dimissioni del presidente egiziano Mohamed Morsi un effetto domino partito dalle piazze di tutto il paese ha investito i vertici del potere. Una accelerazione improvvisa, forse aiutata dalle dichiarazioni preoccupate del presidente Usa Barack Obama, ha fatto scendere in campo nuovamente le forze armate, che hanno lanciato un ultimatum di 48 ore alle forze politiche.

La piazza, che per mesi ha chiesto le dimissioni del Consiglio militare al potere subito dopo la caduta dell’ex rais Hosni Mubarak, oggi ha accolto con un boato l’annuncio delle forze armate e con canti il passaggio a volo rasente di elicotteri militari.

La pressione su Morsi, infatti, non è scesa, le piazze si sono nuovamente riempite dal pomeriggio mantenendo la pressione sul presidente e sui fratelli musulmani costretti a contare i danni dell’assalto al loro quartier generale, ma soprattutto quelli al loro futuro politico.

Alcuni vertici della Fratellanza hanno accusato le forze armate di avere ascoltato di più le piazze dell’opposizione che non quella dove da due giorni si ritrovano i sostenitori di Morsi, mentre il portavoce Gehad Haddad ha fatto capire che i Fratelli stanno pensando di ricorrere a comitati di auto difesa vista l’assenza delle forze di polizia a protezione delle proprie sedi.

È in questo contesto, segnato all’uccisione di quindici persone in scontri in tutto il paese fra pro e anti Morsi, che i militari hanno deciso oggi di uscire allo scoperto dando alle forze politiche «l’ultima chance»: 48 ore per chiudere questa fase di «grande pericolosita» per la tenuta del paese, segnata anche da un progressivo sgretolarsi della tenuta istituzionale.

Le forze armate egiziane hanno respinto le accuse di golpe e affermato che il loro ultimatum è mirato a «spingere le forze politiche a raggiungere un consenso» dopo avere ascoltato le richieste della piazza.

Cinque ministri hanno annunciato le loro dimissioni per unirsi ai manifestanti, fra loro anche il ministro del Turismo, Hisham Zaazou, che si era già dimesso dopo la nomina di un esponente della formazione estremista Jamaa islamyia a governatore di una delle perle del turismo egiziano, Luxor.

Si dimette enche il portavoce del Consiglio dei ministri – Il premier egiziano Hisham Qandil ha messo a disposizione il suo mandato nella mani del presidente Mohamed Morsi, se queste possono contribuire ad allentare la crisi in atto. Intanto dopo i due portavoce della presidenza si è dimesso anche il portavoce del consiglio dei ministri egiziano Alaa el Hadidi, lo hanno riferito fonti della presidenza egiziana.

L’Onu invita al dialogo – L’Alto commissariato Onu per i diritti umani ha lanciato oggi un appello al presidente egiziano ad ascoltare le richieste del popolo egiziano espresse durante le proteste degli ultimi giorni e ha chiesto alle parti di avviare “un serio dialogo nazionale” per cercare una soluzione alla crisi politica e prevenire ogni escaltion. Lo ha detto a Ginevra Rupert Colville, portavoce dell’Alto commissario Navi Pillay.

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