Nelle mille storie di una Turchia in rivoluzione

Con i suoi reportage Sara Datturi ha accompagnato i nostri lettori nel cuore pulsante di Gezi Park. In questo testo ripercorre la storia di un'umanità in rivolta.

Nelle mille storie di una Turchia in rivoluzione
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19 Giugno 2013 - 09.42


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da Istanbul

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Sara Datturi

Istanbul, Turchia in lotta continua, in resistenza. Dopo le violenze e la brutalità di sabato e domenica, la settimana è iniziata in un clima di assurda normalità. Il sole è alto nel cielo, brucia le pietre e i cuori di questa popolazione che non dimentica, ma grida con forza il suo diritto di essere ascoltata. Mentre il primo ministro Ergogan dichiara se necessario di chiamare anche l’esercito per fermare le proteste, la caccia all’uomo è iniziata. La politica della violenza fisica è tornata sul piano psicologico, attuando una pressione/oppressione più sottile, ma non meno forte. Le notizie che arrivano sono poche, il controllo si sta diradando ovunque.

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Cammino in una Istiklak surreale, poliziotti che fanno shopping e mangiano gelato… le scritte dei primi giorni di riconquista della città cancellate, la ripresa della strade da parte della gente, la dolce anarchia dei venditori di mascherine e di frutta solo ormai solo un ricordo lontano. Nostalgia di un momentum forte e necessario, consapevolezza che quello che accadrà nelle prossime settimane sarà un vero turning point per questo paese.

Intanto la popolazione turca non smette di scendere per le strade, di esprimere il suo dissenso, la propria opinione. Ci sono stati ancora scontri sia ad Ankara sia in altre città come Eskisheir, ma la protesta sta assumendo nuovi toni e forme. Da un lato il primo partito del paese sta cercando di soggiogare le proteste attraverso la strumentalizzazione politica, categorizzando l’eterogeneità dei dimostranti in elettorato bipolare. Ancora una volta, la politica del dividi et impera vuole diventare lo slogan principale di Erdogan.

Il controllo e la denuncia di questa società in rivolta stanno avvenendo anche attraverso l’arresto di appartenenti a gruppi d’opposizione e la decisione di restringere l’accesso ai media come twitter. Ieri a Istanbul, sono state arrestate 193 persone, di cui ventidue sono accusate di terrorismo e incitazione alla violenza.

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La protesta non si ferma, la politica del terrore non vincerà. La consapevolezza di poter essere parte della vita pubblica, unita alla resistenza di un popolo intero verso la violenza brutale e disumana di uno stato dominatore non possono vincere. Erdogan, grazie all’azione della polizia del fine settimana, si è ripreso il parco di Gezi e la piazza ma non l’anima e il cuore di questa popolazione forte e sorprendente. Uomini e donne ancora in eterna tempesta, pronti a trovare altri modi e metodi per ritrovarsi, discutere, esprimere la loro disobbedienza.

C’è l’artista Erdem Gündüz è stato per otto ore di seguito fermo a piazza Taksim guardando la bandiera, nelle ore seguenti le piazze Turche si sono riempite di persone che alzavano la testa, sfidavano con intelligenza e creatività un governo sordo, violento e testardo.

Ci sono Andy e Sevci, che mi raccontano di come, anche se hanno paura per i loro figli, non hanno intenzione di andarsene, vogliono continuare a combattere e resistere. Ci sono tantissimi parchi che, in queste serate d’inizio estate, diventano anfiteatri di rivolta, di discussione, di sogni e progetti futuri. I cuori di questi turchi, dei cittadini brasiliani che stanno anche loro subendo la soppressione violenta da parte del loro governo sono in fermento, rappresentano un’umanità in rivolta che non smetterà mai di alzare la testa e di reclamare il sacro diritto d’espressione e di vita.

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Gli eroi del passato erano i grandi conquistatori, i navigatori e i santi, ma quelli che hanno portato cambiamento, che hanno sfidato il sistema dominante e hanno seguito la scintilla di un ideale erano dei sognatori, dei folli idealisti. Ecco, oggi, nei visi di quest’umanità ribelle e bellissima, vedo passione, sogni, un rischiare sincero capace d’autentico cambiamento.

Come scriveva un poeta turco, più viaggi farai, più città troverai dentro di te. In questo periodo di tre mesi, ho avuto l’opportunità di viaggiare, conoscere e scoprire parte di questo meraviglioso patchwork umano. La sfera della storia, della nostalgia, quella della passione e del rischio di una generazione che vuole essere accettata per quello che è, senza aver più paura nel riconoscersi sotto una bandiera. Ho viaggiato dentro le mille storie di una Turchia in rivoluzione, mai così bella e arrabbiata, che mi ha arricchito, abbracciato e ha sognato con me. Cara popolazione turca, grazie per avermi dato l’opportunità di viverti in un momento così passionale, ribelle e costruttivo.

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