Osama Bin Laden non è morto sotto il fuoco dei Navy Seals nell’assalto alla sua villa-rifugio in Pakistan, ma si è fatto esplodere con la cintura esplosiva che indossava sempre. A dirlo è Nabil Naim, leader della Jihad islamica in Egitto tra il 1988 e il 1992, e che una decina di anni dopo abbandonò la teoria della violenza pur rimanendo un salafita convinto.
«È per questo motivo che l’amministrazione Usa decise di affondare il corpo di Osama in mare – ha detto Naim in un’intervista ad Ansamed e due media emiratini – perché ormai era ridotto in brandelli».
Naim, che vive in un piccolo appartamento del Cairo a ridosso di una chiesa («non ci sono né ci saranno mai problemi tra noi e i cristiani, siamo tutti egiziani», ha risposto in proposito), ha detto di aver appreso di questa versione parlando con il fratello di una delle vittime dell’assalto di due anni fa alla casa di Abbottabad in Pakistan.
Molto vicino all’attuale leader di al Qaida, l’egiziano Ayman Al Zawahri, Naim ha riferito di aver incontrato personalmente Osama in più occasioni, alla Mecca, a Khartoum e in Afghanistan. Ma dopo la sua morte, ha concluso, «Al Qaida è solo un’idea», senza alcuna concreta organizzazione tranne che, in qualche misura, in Libia nella zona di Bengasi.