Bonino su Quirico: non ci sono segnali positivi
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Bonino su Quirico: non ci sono segnali positivi

Il ministro degli Esteri: il fatto che non ci sia stata<br>nessuna reazione alla notizia della scomparsa resa pubblica non è un bel segnale.

Bonino su Quirico: non ci sono segnali positivi
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7 Maggio 2013 - 12.41


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Pessimismo. A questo punto, nonostante la prudenza e nonostante il fatto che tutte le ipotesi sono plausibili, la preoccupazione moltiplica: “Il fatto che non ci sia stata
nessuna reazione alla notizia resa pubblica della scomparsa in
Siria dell’inviato della Stampa, Domenico Quirico, non mi
sembra un elemento molto positivo. Non è certo un segnale
positivo”. Parole dense di preoccupazione quelle del ministro degli Esteri Emma Bonino.

Quirico era entrato in Siria il 6 aprile, attraverso il confine libanese, diretto verso Homs, area calda dei combattimenti, per poi spingersi, se ce ne fosse stata la possibilità, fino alla periferia di Damasco. Ha raccontato il direttore de La Stampa Calabresi: “Era partito dall’Italia il 5 aprile per Beirut, dove era rimasto una giornata in attesa che i suoi contatti si materializzassero: la mattina di sabato 6 aprile gli abbiamo telefonato per avvisarlo del rapimento dei colleghi della Rai nella zona di Idlib. Lui ci ha spiegato che il suo percorso sarebbe stato completamente diverso e che ci avrebbe richiamato una volta passato il confine. Nel pomeriggio, alle 18.10, ha mandato un sms con cui annunciava al responsabile Esteri de La Stampa di essere riuscito a entrare in territorio siriano».

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«Due giorni dopo, lunedì 8 – prosegue Calabresi – ha prima mandato un messaggio alla moglie Giulietta, per dirle che era in Siria e che era tutto ok, poi verso sera l’ha chiamata a casa. La linea era molto disturbata, ha spiegato che di lì a poco il cellulare non avrebbe preso più e che le persone con cui viaggiava gli avevano chiesto di non utilizzare il satellitare, che sarebbe stato quindi in silenzio per qualche giorno ma di non preoccuparsi. Martedì 9 ha ancora mandato un sms a un collega della Rai nel quale diceva di essere sulla strada per Homs. È stato questo l’ultimo contatto diretto avuto con Domenico».

«Prima di partire ci aveva avvisato che non avrebbe scritto niente mentre era in Siria e che per circa una settimana sarebbe rimasto in silenzio: la copertura delle rete dei cellulari è saltata in molte zone dell’area di Homs e usare il satellitare non è prudente perché così si segnala la propria presenza».

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