Verrebbe da dire che porterà l’attacco al cuore dello Stato o che marcerà su Roma. Il Coisp esulta per la nomina di Alfano agli Interni («una personalità forte alla guida del Viminale, che potesse far valere il proprio peso nell’esecutivo senza dover mai abbassare la testa Aldrovandi») e annuncia altre manifestazioni di solidarietà con i quattro agenti che uccisero Federico Aldrovandi e che per questo scontano uno scampoletto di sei mesi galera in un paese dove, per un calcio a una vetrina già rotta, c’è qualcuno che sconta dieci anni di carcere e se li fa tutti. Ma il Coisp fa parte di quel pezzo di paese reale, forse una minoranza, che ritiene che i vessati siano i cittadini in divisa anche quando commettono abusi così gravi da far cessare di battere il cuore di diciottenni ferraresi, ventenni genovesi o pescatori poverissimi indiani.
Il 7 maggio il Coisp terrà un presidio a Roma contro la decisione del tribunale di Sorveglianza di Bologna che s’è letto le sentenze sull’omicidio di Federico Aldrovandi e s’è permesso di non concedere i domiciliari a due dei quattro agenti perché «Non riesce il tribunale a individuare qualsivoglia elemento di meritevolezza atto a sostenere la concessione e poi la corretta fruizione, ai fini rieducativi, dei benefici penitenziari». Gli altri due sono stati rimandati a casa dai tribunali delle loro città di residenza e tutto il quartetto tornerà a sfrecciare sulle volanti dopo un blando periodo di sospensione di sei mesi.
Il Coisp, reduce da un sit-in considerato provocatorio perfino dai sindacati concorrenti sotto le finestre dell’ufficio della madre di Aldro, chiede al nuovo Guardasigilli (che poi è l’ex ministra di polizia del governo Monti, la Cancellieri (che un mese fa il conducator del Coisp invitava ad “andarsene a casa”), e al Csm i motivi della «disparità di trattamento a livello di pene detentive per i quattro poliziotti condannati per l’omicidio colposo di Federico».
Per la cronaca il Coisp continua a negare la provocazione sotto le finestre di Patrizia Moretti minacciando ritorsioni giudiziarie chi continua a rivangarla.