Gli agenti della sicurezza dell’aeroporto “Ben Gurion” sono stati autorizzati “legalmente” a richiedere ai turisti in arrivo a Tel Aviv l’apertura della email privata. L’eventuale rifiuto potrebbe sfociare in un «divieto d’ingresso» nel Paese.
Lo afferma il Procuratore generale israeliano Yehuda Weinstein in una lettera inviata ieri all’Associazione israeliana per i diritti civili (Aidc). Nel giugno 2012 l’Aidc aveva chiesto spiegazioni alla Procura dopo che numerosi turisti avevano denunciato la «pressante richiesta» ad aprire la mail privata da parte degli agenti della sicurezza.
L’Aidc aveva sottolineato in particolare la minaccia del divieto d’ingresso per il turista che non accetta di farlo. «Il consenso dato sotto la minaccia di deportazione non può essere la base per una tale drastica violazione della privacy…Un turista che ha speso una somma ingente per arrivare in Israele, tenuto sotto la pressione di una possibile deportazione non è un condizione di dare un libero consenso», aveva protestato Lila Margalit a nome dell’Aidc.
Non pochi turisti, specie quelli di giovane età, negli ultimi due-tre anni si sono visti negare l’ingresso in Israele una volta arrivati all’aeroporto “Ben Gurion”. Alcuni hanno riferito che i servizi di sicurezza hanno richiesto anche di avere accesso alla pagina personale su Facebook e hanno effettuato ricerche, con Google, per verificare i loro contatti, gli interessi, il lavoro, gli orientamenti politici e possibili amicizie con i palestinesi. Le autorità israeliane giustificano questi controlli nella vita privata dei turisti con la «necessità di garantire la sicurezza del Paese». Nena News