Cape Town, 12 gennaio 2013 – Dopo tre giorni di negoziati a Libreville, la capitale del Gabon, il governo centrafricano ha raggiunto un accordo con i ribelli di Seleka per la formazione di un governo di unità nazionale, accordo che permetterà al presidente François Bozize di restare in carica fino alla fine del suo mandato nel 2016.
L’alto funzionario delle Nazioni Unite per la Repubblica Centrafricana, Margaret Vogt, ha detto in una riunione al Consiglio di Sicurezza che l’accordo di cessate il fuoco entrerà in vigore entro 72 ore dalla firma e sotto la supervisione dell’Economic Community of Central African States (ECCAS).
Gli accordi di pace prevedono che:
1) il presidente Bozize resterà in carica fino alla fine del suo mandato nel 2016;
2) un Primo Ministro nominato tra le file dell’opposizione con pieni poteri esecutivi per 12 mesi;
3) un governo di unità nazionale di transizione formato dai rappresentanti di tutti i soggetti che hanno preso parte ai colloqui di pace;
4) una nuova legge elettorale da adottarsi prima dello scioglimento dell’Assemblea Nazionale;
5) elezioni legislative entro 12 mesi;
6) l’istituzione di un meccanismo di follow-up per garantire l’attuazione delle disposizioni raggiunte con gli accordi di pace.
Ma Eric Massi, portavoce del gruppo dei ribelli Seleka mette in guardia che la lotta potrebbe scoppiare nuovamente se il governo non soddisferà le richieste dei ribelli tra cui il rilascio dei prigionieri di guerra e il ritiro delle truppe straniere inviate a sostegno di quelle governative centrafricane.
Seleka, una coalizione di membri dissidenti di altre tre formazioni e cioè la Convention des Patriotes pour la Justice et la Paix (CPJP), la Convention des Patriotes du Salut du Kodro (CPSK) e l’Union des Forces Democratiques pour le Rassemblement (UFDR) aveva preso il controllo, sotto la guida di Michel Djotodia, delle città di Ndele, Sam Ouandja e Ouadda nel nordest della Repubblica Centrafricana a dicembre 2012 chiedendo le dimissioni del presidente François Bozize accusato di aver violato gli accordi di pace di Libreville del giugno 2008. Questi prevedevano tra l’altro la liberazione dei prigionieri politici, la loro integrazione nell’esercito governativo e la partecipazione dei rappresentanti dei movimenti politico-militari firmatari degli accordi di pace alla gestione politica del Paese.
Come riferito dallo stesso funzionario Onu, Margaret Vogt, restano profonde sia le divisioni tra la leadership politica che il dissenso tra le forze armate centrafricane, in parte provocate da voci secondo cui sarebbe intenzione del Presidente cambiare la Costituzione per restare al potere oltre il termine del suo mandato costituzionale nel 2016. Lo stesso fallimento dell’esercito regolare nel respingere l’offensiva dei ribelli, continua la Vogt, è indice del profondo decadimento in seno alle forze armate governative e della mancanza di coesione tra i soldati che abbandonando le armi hanno permesso ai ribelli di occupare diverse città nel giro di poche settimane.
In un comunicato stampa di ieri, i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu fanno saper di aver accolto con favore la notizia del raggiungimento degli accordi di pace a seguito dei negoziati di Libreville (8-11 gennaio) e sottolineano la necessità di una loro immediata attuazione in vista di una risoluzione duratura della recente crisi nella Repubblica Centrafricana. Allo stesso tempo invita tutte le parti a dare assistenza umanitaria, esorta i gruppi armati al rilascio immediato dei civili, e sottolinea l’urgenza di porre fine alla violazione dei diritti umani come gli attacchi alle minoranze etniche, il reclutamento forzato dei bambini nei gruppi armati e la violenza sessuale.
Intanto, ieri, in una conferenza stampa a Ginevra il portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), Adrian Edwards, ha dichiarato che sebbene sia difficile fare una stima precisa del numero di sfollati a causa della difficoltà di accesso nelle aree controllate dai gruppi armati ribelli, diverse segnalazioni riportano che sarebbero migliaia i profughi interni nelle regioni centrafricane Nord ed Est a partire dall’inizio dell’offensiva Seleka il mese scorso.
Lo stesso portavoce dell’UNHCR ha espresso estrema preoccupazione non solo per i civili sfollati della Repubblica Centrafricana, molti dei quali vivono in zone isolate e in condizioni difficili, ma anche per i rifugiati che arrivano da altri Paesi come il Sud Sudan, il Ciad e la Repubblica Democratica del Congo.
Al momento, infatti, come riportato da fonti UNHCR, la Repubblica Centrafricana ospita circa 17,000 rifugiati e circa 2,500 richiedenti asilo.
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