«È una vergogna dell’umanità. Una prigione a cielo aperto in cui i palestinesi sono costretti a vivere con una densità della popolazione che non si rileva neanche negli Stati più arretrati del mondo». Lo dice Franco Angioni, capo della misssione italiana in Libano nel ’82, l’uomo che nel libro “Inshallah” della Fallaci è “Il condor”.
E il suo giudizio su Gaza è netto: «La Lega Araba – ribadisce- deve dare una terra in cui i
palestinesi possano avere sovranità, potrebbe essere una Confederazione. Lo spazio c’è: ci sono deserti che potrebbero essere trasformati in un terreno di libertà per i palestinesi». «La nostra operazione in Libano – ricorda il generale Angioni – aveva consegnato i campi palestinesi ai contingenti italiani. In 18 mesi, dal pianto attorno alla fossa comune di Sabra, era nato un sorriso. A trent’anni dal nostro arrivo a Beirut, però, la situazione è peggiorata. La gioia di allora si è trasformata in amarezza. Per il ‘mio’ Libano vorrei ancora pace…».