da Madrid
Francesca MarrettaNove milioni di persone in piazza in Spagna per dire “no” ad un’Austerity pagata dai “soliti noti”. A Madrid la marea umana stavolta non ha avuto come ombelico la Puerta del Sol, ma la zona tra la Plaza del Banco de Espana e il Museo del Prado. E’ sera inoltrata, ma dopo una giornata segnata da scontri con almeno 34 feriti, tra cui 18 poliziotti, e 82 arresti in tutto il paese, la protesta non accenna a placarsi.
Nella capitale i manifestanti passeranno la notte in tenda alla Plaza de Neptuno, dove ha sede il Parlamento. “Non siamo anti-sistema, siamo per un sistema migliore”. Questa la risposta del popolo della protesta al governo di centro-destra guidato da Mariano Rajoy. La disoccupazione in Spagna è attualmente al 25 per cento. “Questa protesta è popolare e slegata dai partiti, perché il governo Zapatero non era migliore di questo”, dice Dulce Maria, esperta di Diritti Umani, con in mano un cartello su cui è scritto: “Su botin, es mi crisis, sin pan, no hay paz” (il tuo bottino è la mia crisi, senza pane non c’è pace”. Un messaggio che fotografa una spagna in cui famiglie che non ce la fanno a pagare il mutuo vengono buttate fuori di casa. Le esecuzioni di sfratto negli ultimi 4 anni sono state 350mila.
La cosa sta creando problemi di coscienza tra esponenti delle forze dell’ordine e della magistratura. Di fronte alla disperazione di chi è vittima di una crisi che non ha contribuito a creare e che subisce, cresce il numero degli obiettori. Nei giorni scorsi una donna basca, Amaia Egana, si è uccisa gettandosi dalla finestra, attimi prima che gli ufficiali giudiziari bussassero alla porta per sloggiarla. E’ già il secondo suicidio per sfratto. Lo sdegno popolare ha indotto lunedì il Ministro dell’Economia Luis de Guindos a impegnarsi per evitare altri casi del genere. La fiducia del Paese si vede dalla massiccia aderenza alla manifestazione di oggi.
Gli spagnoli che manifestano contro il governo percepiscono una situazione che non vede vie d’uscita, né confida in una diversa rappresentazione politica per uscire dalla crisi. Una situazione che produce anzi un sentimento di disillusione verso la politica e anche il sindacato, nonostante le organizzazioni dei lavoratori si pongano come protagonista della giornata di mobilitazione. Lo si capisce sia parlando con i manifestanti, che osservando l’espressione grafica della protesta, che rimanda a rivendicazioni sociali spesso scevre da etichette politiche. “Uno degli slogan storici del movimento degli indignados agli albori era PP = PSOE”, ricorda ancora Dulce Maria, che spiega perché le statistiche sull’adesione allo sciopero segnano una diminuzione rispetto alla mobilitazione generale della scorsa primavera: “E’ evidente. Ci sono più disoccupati, quindi meno persone non sono andate al lavoro”. Che non hanno, né hanno speranza di trovare.