Condannato per aver scritto su Fb "tutti i soldati devono finire all'inferno"
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Condannato per aver scritto su Fb "tutti i soldati devono finire all'inferno"

Il caso di Azhar Ahmed, che lo scorso marzo ha scritto un post ingiurioso sul social network dopo la morte di sei soldati inglesi in Afghanistan. Dovrà fare 240 ore di servizi sociali.

Condannato per aver scritto su Fb "tutti i soldati devono finire all'inferno"
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9 Ottobre 2012 - 15.36


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È stato condannato a 240 ore di servizi sociali e al pagamento delle spese legali l’uomo che, lo scorso marzo, ha scritto un post su Facebook in seguito alla morte di sei soldati britannici in cui diceva: «Tutti i soldati devono morire e andare all’inferno». Si chiama Azhar Ahmed, 20 anni, di Dewsbury, West Yorkshire, e ha ammesso di aver inviato il messaggio due giorni dopo la morte dei soldati, ma ha dichiarato davanti al giudice del tribunale di Huddersfield di non pensare che le sue parole fossero offensive. I magistrati, invece, hanno ritenuto le sue frasi dispregiative e irrispettose. Così il tribunale lo ha condannato a 240 ore di servizi alla comunità per un periodo di due anni.

Condannandolo, il giudice distrettuale Jane Goodwin ha detto a Azhar Hamed che è stato «particolarmente stupido» per il danno causato dai suoi commenti, che sono stati visti da più di 600 utenti di Facebook. «L’imputato ha postato il messaggio in risposta a tributi e messaggi di solidarietà», ha detto il giudice. «Sapeva che al momento si trattava di un tema altamente emotivo e sensibile», aggiungendo che «con libertà di parola viene anche la responsabilità».

Il messaggio era stato pubblicato due giorni dopo che il sergente Nigel Coupé, del 1° Battaglione del duca di Reggimento Lancaster, è stato ucciso da una bomba, il 6 marzo, nell’attacco contro le forze britanniche in Afghanistan, insieme al caporale Jake Hartley, 20 anni, e ai soldati Anthony Frampton, 20 anni, Christopher Kershaw, 19 anni, Daniel Wade, 20anni, Daniel Wilford, 21 anni, tutti del 3° Battaglione del Reggimento Yorkshire.

Ahmed ha raccontato alla Corte di aver eliminato il messaggio non appena si rese conto di quale reazione stava causando. Ha detto poi di essersi scusato più volte sulla sua pagina di Facebook. Ma ha spiegato che stava solo cercando di esprimere il suo punto di vista, ricordando molte altre morti in Afghanistan, spesso ignorate.

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