di Valerio Refat
Ammonterebbe a 20 miliardi di euro, 8 in più del previsto, la voragine riscontrata nei bilanci di Atene dagli ispettori della troika (Ue, Bce e Fmi). L’anticipazione del rapporto è contenuta nell’ultimo numero del settimanale tedesco “Der Spiegel”. Il drammatico deterioramento dei conti pubblici ellenici spiegherebbe la freddezza ostentata dai rappresentanti dei creditori internazionali al termine delle ultime tornate di colloqui con il governo guidato da Antonis Samaras, ma anche l’insistenza con la quale il premier greco sta chiedendo ai partner comunitari la cancellazione di una parte del debito e due anni di tempo in più per mettere ordine nei bilanci.
Il leader di Nea Demokratia ha incassato tiepide aperture alla concessione di una proroga da parte di Francia e Austria, ma anche l’opposizione del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, fermo nel ricordare a Samaras che “più tempo significa più soldi”. E mentre i mercati non sembrano dare credito alle smentite del governo greco, che in una nota ha ribadito l’ammontare del deficit di bilancio a 13,5 miliardi di euro, cresce l’attesa per conoscere nei dettagli il report messo a punto dalla troika.
Stremato dal quinto anno consecutivo di recessione, il Paese è chiamato a fare i conti con una nuova settimana di scioperi e manifestazioni imponenti per protestare contro il piano di austerity che prevede tagli a salari, pensioni, sussidi e l’innalzamento dell’età pensionabile in cambio di aiuti internazionali per 31,5 miliardi di euro. Ma alla luce del nuovo buco di bilancio, le misure draconiane tanto avversate dai greci potrebbero non bastare: secondo il quotidiano “Kathimerini” le ragioni del mancato accordo tra troika e governo sarebbero da attribuire all’intransigenza del rappresentate del Fmi, il danese Poul Thomsen, che avrebbe condizionato la concessione del finanziamento ad un ulteriore inasprimento dei tagli in agenda.
Intanto il ministro delle Finanze, Yannis Stournaras, ha confermato l’apertura di un’indagine condotta dal Dipartimento anti-frode della magistratura ellenica su una trentina di politici. Esponenti di primo piano di Nea Demokratia e Pasok, i partiti che si sono alternati alla guida del Paese dal 1974 ad oggi, sarebbero sotto accusa per reati che vanno dalla corruzione all’evasione fiscale e, secondo varie indiscrezioni, tra gli indagati figurerebbero alcuni membri del governo in carica. Nel tentativo di mettere le mani avanti, il ministro della Giustizia, Andreas Rupakiotis, ha annunciato la messa a punto di una strategia nazionale per arginare la piaga della corruzione che, secondo gli ultimi dati Eurostat, costerebbe ai greci il 25 per cento del Pil.
Mentre nei palazzi del potere cresce il terrore che la divulgazione della lista dei politici sotto inchiesta possa affossare il fragile governo di coalizione guidato da Samaras, nei sondaggi continua l’ascesa del movimento di ispirazione neonazista Alba Dorata. Secondo il settimanale “To Podiki”, se si votasse oggi il partito dell’estrema destra ellenica, con il 10,5 per cento delle preferenze, sarebbe la terza forza del Paese dopo Nea Demokratia e la sinistra di Syriza, entrambi in calo al 24 per cento. Ma altre fonti attribuiscono al movimento una percentuale superiore al 12 per cento. Da quando, alle elezioni di giugno, Alba Dorata ha ottenuto il 6,97 per cento dei voti e 18 seggi in parlamento, in tutti i centri urbani del Paese si sono moltiplicate le aggressioni ai danni di lavoratori stranieri.