Sono poco confortanti le notizie che arrivano da Israele. Il quotidiano israeliano Yediot Ahronot, ha pubblicato – a firma dei due storici editorialisti Nahum Barnea e Shimon Shiffer – un articolo nel quale i giornalisti parlano delle intenzioni del premier Netanyahu e del ministro della difesa Ehud Barak, di attaccare l’Iran poco prima delle elezioni americane a novembre. Ma la cosa, secondo gli editorialisti, non è molto gradita al resto dell’establishment istituzionale e militare, che non sarebbero affatto d’accordo con il piano di ingaggiare una guerra con i vicini di Tehran. Contrario anche il presidente di Israele.
L’ogetto del contendere è quello di sempre, ovvero la possibilità che l’Iran decida di trasformare il proprio programma nucleare anche in un progetto militare. E questo nonostante i dati dei servizi di intelligence americani, che affermano l’esistenza di una sostanziale indecisione del governo di Tehran di militarizzare il proprio sviluppo nucleare. In questo Usa e Israele la vedono diversamente. Ma è solo un problema di sfumature, perché il governo di Netanyahu tende a valutare militarmente il programma atomico di Ahmadinejiad, indipendentemente dagli obbiettivi di Terhan sulle proprie politiche future.
E intanto da un sito web israeliano sta girando una petizione nei confronti dei piloti della flotta aerea israeliana, per scongiurare un eventuale attacco contro i vicini, facendo appello alla propria coscienza. “Non conosciamo i vostri nomi, per cui ci rivolgiamo a voi in forma pubblica”, scrivono gli autori della petizione che già ieri contava centinaia di firme. Un attacco contro il vicino Iran è un’errore di valutazione strategico, oltre che pericoloiso, continua l’appello. Se dovesse realizzarsi un bombardamento, lo sprigionamento delle eventuali radiazioni colpirebbero anche i cittadini di Israele.
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Argomenti: israele