Iulia Timoshenko, la leader della rivoluzione arancione dell’Ucraina, in carcere, dove sta scontando una condanna a sette anni per motivi politici, avrebbe aggredito un’agente. A riferirlo ai media è il vice procuratore generale ucraino Renat Kuzmin, lo stesso che dice di avere le prove che la Timoshenko avrebbe ordinato l’uccisione di un deputato dell’opposizione, anche se le evidenze di questo reato non sono ancora state formulate.
La storia sembra incredibile. Perché mai l’ex presidente dell’Ucraina, che da un anno è dietro le sbarre accusata di aver mancato di rispetto alla Corte, durante il processo che la vedeva accusata di abuso di potere, avrebbe dovuto prendersela con una guardia carceraria? E’ un’idiozia l’accusa di aggressione alla guardia carceraria, dice l’avvocato dell’eroina della rivoluzione arancione. Secondo Serghei Vlasenko, il vice procuratore Kuzmin è una persona senza limiti morali. Il suo obiettivo probabilmente è quello di aggravare la posizione della Timoshenko, sulla quale è stata aperta un’indagine per danni fisici alla guardia carceraria.
Il 6 agosto scorso, ad un anno dalla reclusione, i suoi sostenitori hanno fatto avere alla loro beniamina 365 rose, tante quanti sono stati i giorni di galera già scontati. Il suo caso è da tempo sulle cronache dei giornali di tutto il mondo, e i tentativi per screditare la sua figura sono costanti. Probabilmente l’ultima trovata del prucuratore Kuzmin va in questa direzione.
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