Vittorio, i pescatori di Gaza non lo dimenticano
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Vittorio, i pescatori di Gaza non lo dimenticano

Basta recarsi al porto della città e fermarsi a parlare con qualche pescatore. Appena saprà che siete italiani, non potrà fare a meno di ricordare Vittorio Arrigoni.

Vittorio, i pescatori di Gaza non lo dimenticano
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27 Luglio 2012 - 19.47


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di Rosa Schiano

E’ bellissimo il porto di Gaza city, con le sue barchette colorate e, sulla sinistra, i pescherecci che escono di notte in cerca di gamberi e sardine. All’ingresso, in posizione centrale, il grande monumento eretto in ricordo delle vittime della Mavi Marmara.

Si incontrano pescatori rientrare dopo una giornata in mare con casse da vendere al mercato o con qualche busta di pesce da portare a casa; altri sono invece pronti a salpare per una nottata in mare.

Ogni venerdì, tante famiglie palestinesi si recano al porto per passeggiare o sostare davanti il mare, o per rimanere in attesa del bellissimo tramonto del sole.

E’ proprio lì che Vittorio Arrigoni, attivista italiano per i diritti umani, fu ucciso a Gaza la notte del 15 aprile 2011, si recava per accompagnare i pescatori sulle proprie imbarcazioni, cercando, come presenza internazionale, di garantir loro protezione di fronte agli attacchi della marina israeliana e di assicurare loro una maggior quantità di pescato.

L’assedio sul mare di Gaza dura da più di 4 anni. Nel 2009 Israele ha imposto illegalmente un limite sulle acque di Gaza che impedisce ai pescatori palestinesi di andare oltre le tre miglia nautiche dalla costa. Secondo gli accordi israelo-palestinesi di Jericho (sotto gli accordi di Oslo) del 1994, ai pescatori palestinesi è concesso pescare entro le 20 miglia nautiche dalla costa. Il limite fu successivamente ridotto a 12 miglia, a 6 miglia nel 2008 ed infine a 3 miglia nautiche dalla costa nel 2009.

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All’interno delle 3 miglia nautiche dalla costa il pesce ormai scarseggia. Spesso le casse dei pescatori che escono sulle piccole imbarcazioni (le hasakas) rimangono vuote o piene a metà. I pescherecci che escono di notte hanno maggior fortuna, soprattutto se si dirigono verso il sud della Striscia. Tuttavia, pescando pesci di piccole dimensioni, e contando le spese per il carburante, il guadagno a fine giornata è esiguo e permette a stento ai pescatori di sopravvivere e di sostenere le proprie famiglie.

Per poter pescare maggior quantità di pesce e pesci di maggiori dimensioni, i pescatori dovrebbero raggiungere le 6 – 8 miglia dalla costa. Ciò non è permesso dalla marina israeliana, che attacca i pescatori non appena tentano di superare il limite delle 3 miglia nautiche dalla costa. Spesso gli attacchi da parte delle navi della marina israeliana avvengono anche all’interno delle 3 miglia, a sole 2 miglia dalla costa.

I pescatori vengono inseguiti dalle navi della marina israeliana, che spesso creano onde attorno alle loro imbarcazioni impedendo ai pescatori di pescare; i soldati sparano in mare bucando le reti o per far scappare i pesci, o sparano direttamente sulle imbarcazioni colpendo a volte anche il motore, o attaccano i pescatori con cannonate d’acqua. Spesso i pescatori vengono arrestati e portati ad Ashdod in Israele e le loro barche vengono confiscate.

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A volte anche gli attivisti internazionali vengono attaccati, in quanto osservatrice internazionale sono stata vittima e testimone di queste violazioni dei diritti umani. A causa di queste difficoltà, il numero dei pescatori palestinesi è diminuito notevolmente in questi ultimi anni. Israele sta distruggendo un’attività tradizionale nella Striscia di Gaza quale la pesca.

Ecco, la presenza di Vittorio Arrigoni sulle imbarcazioni dei pescatori dava loro coraggio, e con la sua forza ed il suo sorriso, dava loro positività.

Vittorio non faceva solo da “scudo umano” di fronte agli attacchi dell’esercito israeliano, ma voleva permettere ai pescatori di prendere maggior quantità di pescato, e così, con Vittorio a bordo, i pescatori a volte osavano andare oltre quel limite, e riuscivano, solo spostandosi di qualche miglia in più, a prendere enormi quantità di pesce. I pescatori erano estremamente felici a fine giornata e lo ringraziavano.

E’ capitato, una volta, che Vittorio fosse arrestato a bordo di una imbarcazione dai soldati della marina israeliana, ma poi è tornato a Gaza, con la stessa determinazione di prima a sostegno dei pescatori palestinesi e a sostegno della difesa dei diritti umani.

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Ma Vittorio non rappresentava soltanto un aiuto, Vittorio era anche un amico per i pescatori di Gaza, condivideva con loro la semplice quotidianità, dallo scambiare due chiacchiere al porto al condividere i pasti.

Esempio di sensibilità, di umanità e di coraggio, combattente pacifista, uomo forte ed allo stesso tempo dall’animo dolce, Vittorio rimane presente nel ricordo dei pescatori e non solo, dei contadini, delle vittime degli attacchi militari e di tante famiglie della Striscia di Gaza.

Ho pensato allora di far arrivare la voce di quei pescatori al di là dei confini di Gaza, al di là dell’assedio e dell’occupazione. Da qui l’idea di girare alcuni video, con una semplice fotocamera.

E’ ancora qui, Vittorio, che entra all’interno del porto, e continua a salpare con quei pescatori attraverso il loro ricordo.

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