Non c’è pace in Tibet. Sarebbero almeno 600 i tibetani arrestati a Lhasa nelle ultime ore. Lo riferiscono fonti delle organizzazioni che si battono per i diritti dei tibetani. Dallo scorso 27 maggio, quando nella capitale tibetana due persone si sono date fuoco per protestare contro l’occupazione cinese del Tibet, la polizia cinese sta operando azioni continue nella città, respingendo e rimandando indietro anche i pellegrini che arrivano a Lhasa dalle vicine province.
Continue minacce contro i commercianti della zona che una volta era la residenza del Dalai Lama.
Tra i detenuti, anche le donne e gli anziani e la maggior parte di questi è stata trasferita nel centro detentivo Tsel Gungthang. Già domenica, nell’immediatezza dell’immolazione dei due tibetani, la prima nella capitale del Tibet, la polizia cinese ha dato il via a un repulisti che ha portato all’arresto di quasi 100 persone, al sequestro di telefonini, macchine fotografiche e videocamere, per paura che le immagini dell’immolazione fossero diffuse su internet.
Ieri una donna madre di tre figli si è data fuoco nella regione di Aba, facendo salire a trentotto il numero delle immolazioni dal 2009.