La Turchia apre ai diritti delle minoranze religiose
Top

La Turchia apre ai diritti delle minoranze religiose

Il governo Erdogan sta accelerando per arrivare alla nuova Costituzione. Le varie chiese cristiane verso la piena accettazione insieme ad altri gruppi e fedi.

La Turchia apre ai diritti delle minoranze religiose
Preroll

Desk Modifica articolo

20 Aprile 2012 - 09.21


ATF
di Nicola Mirenzi

Sembra proprio che questa volta il governo Erdogan abbia tutte le intenzioni di fare sul serio per mettere fine al tormentato rapporto tra le minoranze religiose – specie quelle cristiane – e la Repubblica turca. La commissione parlamentare di riconciliazione, che si sta occupando di preparare la bozza della nuova costituzione turca, nei giorni scorsi ha incontrato i rappresentanti religiosi di tutte le minoranze religiose, inclusa quella cattolica (le minoranza che vive la situazione più delicata, dal momento che per lo stato turco i cattolici in Turchia non esistono). Monsignor Ruggero Franceschini, presidente della conferenza episcopale turca, dopo l’incontro ha detto che “il problema più grande per i cattolici è quello di essere riconosciuti, fatto che consentirebbe loro di restaurare le chiese e prendersi cura delle loro proprietà”. I segnali che arrivano da questa iniziativa sono molti e in gran parte positivi. Il fatto veramente nuovo di queste settimane è il coinvolgimento così stretto dei cattolici. Ma anche per le altre minoranze religiose sembrano aprirsi degli scenari impensabili sino a pochi anni fa.

Leggi anche:  Clima: i leader del G20 dovranno aiutare i paesi poveri per scongiurare la 'carneficina economica'

Il governo Erdogan è determinato, infatti, a riscrivere la costituzione della repubblica turca, tenendo conto delle diversità non solo etniche ma anche religiose che popolano la Turchia. Il processo, come Il Mondo di Annibale ha già raccontato, è iniziato qualche mese fa nel silenzio quasi generale della stampa internazionale: il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu ha avviato una serie di visite di altissimo livello con i massimi esponenti delle autorità religiose ortodosse, armene e delle altreminoranze che aveva in sé qualcosa di straordinario. Certo, in Europa e nell’Occidente sarebbe un fatto normale: ma in Turchia non lo è affatto.

Davutoglu ha fatto visita al patriarcato greco-ortodosso e ha incontrato il patriarca Bartolomeo I, facendosi fotografare insieme a lui nella sede del patriarcato, come non era mai successo prima. L’argomento ufficiale di queste visite è la distensione dei rapporti con le minoranze religiose che vivono in Turchia e con le quali lo stato turco ha avuto sempre un pessimo rapporto, per tutta una serie di ragioni storiche e politiche che affondano le sue radici nel grumo nazionalista-etnico su cui è stata costruita la Repubblica turca. La motivazione materiale di questa iniziativa sta tutta nella prospettiva di una riscrittura della costituzione repubblicana che il governo Erdogan persegue oramai da tempo ed è deciso a portare a termine quanto prima. Con l’obiettivo di includere nella nuova carta fondamentale un rapporto più armonico e aperto con le minoranze religiose. Richiamandosi nemmeno tanto velatamente alla tradizione tollerante e multiculturale dell’Impero Ottomano (quando si parla del «ritorno del sultano» in Turchia si dovrebbe tenere conto anche di questa eredità storica).

Leggi anche:  Climate Pride: in migliaia a Roma per la giustizia climatica

Dopo aver incontrato Bartolomeo I, Davutoglu ha parlato con i giornalisti e ha detto che «il Patriarcato è una delle nostre istituzioni religiose più antiche e ha una tradizione molto forte in se stessa. È un principio basilare, per noi, che in Turchia tutte le confessioni religiose possano vivere e condividere le loro culture in un’atmosfera di pace». Da parte sua Bartolomeo I ha ricordato, con un occhio al passato tempestoso e conflittuale, che è «una fonte di grande gioia che i nostri gruppi e le nostre comunità religiose siano in grado di vivere in questo paese con serenità».

Subito dopo la visita ai greci ortodossi Davutoglu si è recato al patriarcato armeno. Dove ha ribadito le linee base della politica del governo Erdogan, rimettendo l’accento sulla volontà dell’esecutivo guidato dal partito islamico-moderato per la giustizia e lo sviluppo Akp di instaurare un clima di convivenza pacifica con tutte le confessioni religiose che popolano la Turchia, evitando gli errori e i paradigmi mentali e politici esclusivi che nel passato hanno generato violenza e discriminazione.

Leggi anche:  La Cop29 parte male tra egoismi, ingordigia e senza grandi della terra: forse meritiamo l'estinzione

È un fatto importante e di grande valore. Sottolineato sulla stampa turca da commenti e riflessioni impegnative. Come quelle di Orhan Kemal Cengiz che, su Today’s Zaman, ha ragionato sul «significato della visita di Davutoglu ai patriarchi», facendo notare che qualcosa di simile «non è mai avvenuto nella storia della Repubblica turca». Prefigurando così la possibilità che il monolitismo che domina l’architettura costituzionale turca possa subire una trasformazione davvero decisiva.

Native

Articoli correlati