La Casa Bianca chiede la testa di Assad
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La Casa Bianca chiede la testa di Assad

Domani all'Onu gli Usa chiederanno le dimissioni del dittatore siriano, come prevede il piano della Lega araba. La fine del regime si annuncia sanguinosa.

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30 Gennaio 2012 - 11.52


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Domani al Consiglio di sicurezza dell’Onu Hillary Clinton darà l’appoggio della Casa Bianca al piano della Lega araba. La richiesta di dimissioni immediate per Assad e la nascita di un governo di unità nazionale. La Siria al collasso, smentite voci di fuga del dittatore.

La Casa Bianca si appresta a chiedere domani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che Bashar al Assad lasci il potere, si dimetta per far insediare un governo di unità nazionale. In tal modo gli Stati Uniti appoggeranno ufficialmente la proposta avanzata dalla Lega Araba; allo stesso tempo le Nazioni Unite sono al lavoro su un nuovo piano Ue-Usa per arrivare a una rapida soluzione della crisi siriana giunta a una fase cruciale. Per questo lo stesso Segretario di Stato americano Hillary Clinton prenderà parte ai lavori del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La notizia è stata riportata dall’agenzia Bloombger. L’appello rivolto da più parti al regime di indire nuove elezioni libere, sembra a questo punto insufficiente e superato dai fatti, per tale motivo la risoluzione alla quale si lavora al palazzo di vetro dovrebbe contenere la richiesta di una cessione totale e immediata del potere da parte di Assad a un governo provvisorio di unità nazionale.

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Nei giorni scorsi gli osservatori della Lega araba hanno rinunciato definitivamente alla loro missione nel Paese, un fatto che potrebbe avere come conseguenza il sostegno dell’organizzazione araba ai prossimi pronunciamenti dell’Onu. Intanto continuano a contarsi a decine i morti, alcuni osservatori indipendenti a questo non escludono l’ipotesi di un intervento militare internazionale in Siria.

Resta comunque la forte opposizione della Russia e della Cina rispetto a qualsiasi proposta di intervento esterno da parte dell’Onu nei confronti del regime siriano; nel frattempo, tuttavia, i combattimenti fra insorti e forze fedeli al regime sono ormai arrivati alla periferia di Damasco dove si combatte quartiere per quartiere in un confronto militare serrato e sanguinoso fatto di brevi avanzate e ritirate da una parte e dall’altra del fronte. Osservatori internazionali appartenenti a Ong hanno raccontato che blindati e carri armati fedeli ad Assad si sono diretti nei quartieri periferici dove è in corso la battaglia.

Secondo l’International crisis group, autorevole organismo internazionale guidato da Louise Arbour, ex Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, il regime di Damasco “è ormai al collasso, le sue strutture politiche sono erose in modo irreparabile, l’esecutivo non è più in grado di agire e il partito di Assad è un guscio vuoto”. Rimangono invece “forti e coesi i servizi di sicurezza, pronti a combattere anche se cominciano ad assomigliare sempre di più a una forza di occupazione senza più alcun rapporto con la popolazione”.

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In questo quadro generale la fine del regime si annuncia sanguinosa. Fino ad oggi le vittime sono state almeno 5mila, senza contare i feriti, i prigionieri politici, quanti hanno lasciato il Paese, le persone – compresi i bambini – vittime di torture. E’ in tale clima confuso e drammatico che cominciano a circolare voci incontrollate circa la possibile fuga di Assad e di membri della sua famiglia che sarebbero stati fermati dalle forze ribelli.

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