La Casa Bianca val ben una messa, qualunque rito sia
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La Casa Bianca val ben una messa, qualunque rito sia

Il candidato repubblicano e mormone Mitt Romney diventa un caso politico-teologico per il Vaticano. Ma per la lobby neocon e cattolica Usa è lui l'uomo della provvidenza.

La Casa Bianca val ben una messa, qualunque rito sia
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9 Gennaio 2012 - 11.44


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di Francesco Peloso Quella che segue è una storia esemplare. Cinque ex ambasciatori americani presso la Santa Sede, hanno firmato un appello in favore del candidato repubblicano mormone Mitt Romeny. E’ lui il campione dell’ultraconservatorismo repubblicano, neanche l’ultrà cattolico tradizionalista Rick Santorum va bene. I cinque rappresentano il volto dell’establishment filo-Bush, promotori di un integralismo religioso totale, contrari a Obama per la riforma sanitaria, per il tentativo di rivedere le leggi più dure contro l’immigrazione, di stabilire qualche novità in campo ambientale. Il tutto però è condito dalla sacra difesa della famiglia contro i gay e dal solito inaffondabile antiabortisimo della desta Usa. Peccato però che fu il cardinale Joseph Ratznger a dire che i mormoni sono una setta politeista e che fra a capo dei cinque diplomatici ci sia Ann Mary Glendon, tuttora a capo di una istituzione della Santa Sede. Così diventa ancora più evidente che di fronte ad affari, politica e potere, il fondamentalismo dottrinario di questi anni può volare dalla finestra. Il Paradiso? Per ora, a quanto pare, può attendere.

La corsa alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti diventa un caso politico-diplomatico per il Vaticano. E’ accaduto infatti che cinque ex ambasciatori della Casa Bianca presso la Santa Sede si sono pronunciati in favore del candidato mormone repubblicano Mitt Romney, uomo d’affari miliardario e religioso fervente oltre che politico navigato. Tuttavia le primarie in corso fra i repubblicani hanno visto la rapida ascesa anche di un altro esponente dal profilo religioso marcato, Rick Santorum, conservatore e cattolico.

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A guidare la pattuglia di diplomatici pro-Romeny è Ann Mary Glendon che ricopre dal 1994 un ruolo di assoluto prestigio in Vaticano. E’ infatti Presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, organismo strettamente collegato alla Curia romana, la cui sede si trova all’intero delle mura leonine. L’Accademia riunisce alcune delle personalità di maggior spicco a livello internazionale dell’economia, del diritto, della politica. A ciò si aggiunga che la Glendon ha rappresentato la Santa Sede nel 1995 in qualità di capo delegazione alla conferenza internazionale sulle donne promossa dall’Onu a Pechino e ha inoltre fatto parte dell’amministrazione Bush come consigliere in materia bioetica. Naturalmente non c’è nessun obbligo, per la Glendon, di sostenere il candidato cattolico, ma ci sono due aspetti che costituiscono un problema non da poco: in primo luogo la presenza di un cattolico tradizionalista nelle file repubblicane, e poi un secondo punto, forse più rilevante, di carattere religioso.

Nel 2001, infatti, la Congregazione per la dottrina della fede ‘espulse’ i mormoni dal consesso delle confessioni cristiane affermando che si trattava in sostanza di una religione politeista, il cui battesimo non poteva essere giudicato valido. La nota portava la firma del teologo numero uno del vaticano: ovvero il cardinale Joseph Ratzinger, futuro Benedetto XVI. Nella visione dei mormoni la trinità cristiana, rilevava il documento vaticano, è costituita da “tre dèi che formano una divinità”, “Dio padre – si aggiungeva – è un uomo esaltato oriundo di un altro pianeta che ha acquistato il suo status divino tramite una morte simile a quella umana, via necessaria alla divinizzazione”. E ancora, si precisava, per i mormoni “Dio padre ha avuto dei parenti” e anche una moglie. Tuttavia, va ricordato che nel settembre 2010 una delegazione di mormoni ha incontrato diversi cardinali di punta in Vaticano. Romney, da parte sua, vanta un curriculum religioso di prim’ordine con una gioventù missionaria in Francia e incarichi nelle chiese locali dove ha portato avanti un’opera di proselitismo e difesa dei mormoni insieme alla sua avanzata nei ranghi della destra repubblicana. D’altro canto gli altri quattro ambasciatori in suo favore sono Thomas Patrick Melady (che ha ricoperto l’incarico dal 1989-1993) Raymond L. Flynn (1993-1997); James Nicholson (2001-2005); Francis Rooney (2005-2008), sono stati quasi tutti sostenitori di punta – anche in termini economici – delle due presidenze Bush, padre e figlio. Fa eccezione Flynn prima democratico, successivamente a favore di Bush e cattolico integralista.

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La Glendon, del resto, già nell’agosto scorso aveva firmato un appello in favore di Romeny con attacchi violentissimi contro Obama. La difesa della famiglia e il no all’aborto sono fra i cavalli di battaglia del sostegno al candiato-mormone, ma a ciò si aggiunge la feroce opposizione repubblicana contro la riforma sanitaria, il conflitto con la Casa Bianca sulla difesa degli immigrati a dispetto delle legislazioni dei singoli stati, quindi la posizione critica di Obama sulla prigione di Guantanamo e le politiche in favore dell’ambiente. Romney, invece, forse ben consigliato, si è convertito al partito antiabortista nel 2005 partendo da una posizione ‘pro-choice’.

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