L'Unesco riconoscerà lo Stato palestinese?
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L'Unesco riconoscerà lo Stato palestinese?

A Parigi i 193 paesi membri della Conferenza generale dell’agenzia dell’Onu per la cultura, le scienze e l’istruzione dovranno decidere sull'ingresso della Palestina.

L'Unesco riconoscerà lo Stato palestinese?
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25 Ottobre 2011 - 14.37


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Mentre il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, sotto la pressione degli Stati Uniti, prova a far cadere nel dimenticatoio la richiesta di adesione dello Stato di Palestina presentata poco più di un mese fa al Palazzo di Vetro dal presidente dell’Olp e dell’Anp Abu Mazen, la campagna di riconoscimento avviata dai palestinesi potrebbe fare nei prossimi giorni un deciso passo in avanti. Si apre oggi a Parigi la 26esima Conferenza generale dell’Unesco chiamata, tra le altre cose, ad accettare o respingere l’ingresso come membro a tutti gli effetti dello Stato di Palestina, fortemente avversato da Israele e Stato Uniti.

Lo scorso 5 ottobre il Consiglio esecutivo dell’Unesco ha approvato con 40 voti favorevoli su 58 una raccomandazione (proposta su iniziativa di un gruppo di Paesi arabi) per attribuire alla Palestina lo statuto di stato membro visto che al momento è coinvolta con lo status di osservatore. Solo quattro Paesi votarono contro, tra cui gli Stati Uniti, mentre 14 furono quelli che scelsero l’astensione, tra cui l’Italia. Il governo Berlusconi, alleato di ferro di Israele, spiegò che «l’iniziativa (per l’ingresso della Palestina nell’Unesco,ndr) rischia di complicare ulteriormente il processo di ripresa dei negoziati tra le parti in linea con la Dichiarazione del Quartetto del 23 settembre scorso». I palestinesi hanno bisogno dei 2/3 dei voti dell’Assemblea Generale per vedersi riconoscere il pieno ingresso nell’Unesco.

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Tel Aviv reagì con stizza al voto del Consiglio esecutivo dell’Unesco e sostenne che non spetta ad un’agenzia dell’Onu ma al Consiglio di Sicurezza decidere quali Stati possono essere accolti. Gli Usa da parte loro hanno avvertito che potrebbero tagliare i finanziamenti all’Unesco (80 milioni lo scorso anno, 22% del totale). La dura opposizione di Stati Uniti e Israele all’iniziativa palestinese all’Unesco non va inquadrata solo sul piano diplomatico e della battaglia in corso al Palazzo di Vetro per l’accettazione della Palestina come Stato membro dell’Onu. Il passo mosso dall’Unesco qualche settimana fa rappresenta una risposta indiretta alla decisione unilaterale del governo Netanyahu di dichiarare, un anno fa, «monumenti del patrimonio storico israeliano» due siti – la Grotta dei Patriarchi di Hebron e la Tomba di Rachele di Betlemme – che si trovano entrambi nella Cisgiordania occupata. Un passo contestato con forza dai palestinesi che considerano un luogo santo la Grotta dei Patriarchi (la chiamano «la moschea di Abramo») e criticato anche da una parte della comunità internazionale. Quando saranno membri a tutti gli effetti, i palestinesi potranno richiedere la registrazione di siti archeologici o religiosi in Cisgiordania che Israele vorrebbe annettersi definitivamente.

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Sarà il ministro dell’istruzione Gideon Saar a parlare di fronte all’assemblea dell’Unesco e avrà colloqui con i rappresentanti di vari Paesi nel tentativo di impedire che venga accettato lo Stato di Palestina. Ynet, sito del quotidiano israeliano Yediot Ahronot, scrive oggi che le possibilità di bloccare l’ingresso della Palestina nell’Unesco sono molto limitate ma Tel Aviv non dispera di poter convincere alcuni Stati a votare contro, facendo saltare per una manciata di voti l’iniziativa palestinese e dei Paesi arabi.

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