Fatah-Hamas: in arrivo il nuovo governo

Due principali movimenti politici palestinesi avrebbero superato i contrasti sulla nomina del futuro primo ministro.

Fatah-Hamas: in arrivo il nuovo governo
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15 Giugno 2011 - 11.06


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Dopo la tensione degli ultimi giorni, sembra tornare un po’ di sereno nelle relazioni tra Hamas e Fatah. Il presidente palestinese e leader di Fatah, Abu Mazen, e il capo dell’ufficio politico del movimento islamico, Khaled Mashaal, nel loro incontro di martedì prossimo al Cairo dovrebbero accordarsi sul nome del premier del governo di transizione palestinese, previsto dall’accordo di riconciliazione siglato lo scorso 4 maggio. Lo ha comunicato ieri il numero due di Hamas, Musa Abu Marzouk. Per Azzam el Ahmad, capo della delegazione di Fatah, quella di martedì prossimo sarà l’ultima riunione e annuncerà la formazione del nuovo governo composto da personalità indipendenti. «Nessuna delle due parti imporrà il suo punto di vista all’altra, ma la questione sarà gestita in modo consensuale», ha precisato al Ahmad.

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Le delegazioni di Fatah e Hamas si sono incontrate ieri al Cairo sotto la minaccia di una nuova frattura a causa della nomina del primo ministro. Sabato scorso il Comitato centrale del partito Fatah, guidato Abu Mazen, aveva annunciato il nome di Salam Fayyad, attuale capo di governo dell’Anp, come candidato-premier del nuovo esecutivo. Una scelta che aveva fatto infuriare la leadership del movimento islamico e innescato un muro contro muro poche settimane dopo la riconciliazione tra le due principali organizzazioni politiche nei Territori occupati Due principali movimenti politici palestinesi avrebbero superato i contrasti sulla nomina del futuro primo ministro.
, chiesta con insistenza dall’intera opinione pubblica palestinese, anche con una giornata di mobilitazione lo scorso 15 marzo.

Una fonte autorevole di Hamas, citata ieri dal quotidiano arabo al Hayat, aveva messo in chiaro che la delegazione del movimento avrebbe opposto il nome di Ismail Haniyeh, capo del governo di Hamas a Gaza, a quello di Fayyad. Da parte loro i delegati di Fatah dal Cairo avevano fatto sapere che Abu Mazen rimane convinto che l’unico premier possibile sia Fayyad, per evitare l’isolamento del futuro esecutivo e continuare ricevere gli aiuti internazionali. Salah Al Bardawil, portavoce di Hamas, aveva ribadito che Fayyad non verrà accettato come primo ministro e neppure come ministro in carica nel futuro governo.

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Il rifiuto di Hamas non sorprende. Il patto di riconciliazione prevede la nomina di un governo tecnocratico indipendente, incaricato di indire elezioni entro un anno. Sulla figura del presidente Abu Mazen si era scesi a compromessi, precondizione per legittimare il nuovo governo presso la comunità internazionale. Che Abu Mazen rimanga la faccia dell’Autorità Palestinese potrebbe non bastare a garantire la benevolenza – e gli aiuti finanziari – degli Stati Uniti. Subito dopo la firma della riconciliazione, Obama aveva definito il patto di riconciliazione un “enorme ostacolo per la pace”, e davanti al pubblico israelo-americano della lobby Aipac aveva esplicitamente annunciato che “non ci si poteva aspettare da alcun paese di negoziare con un’organizzazione terrorista”. Israele dal canto suo non ha mai fatto mistero della sua opposizione alla riunificazione palestinese. In una dichiarazione all’Associated Press, Netanyahu aveva apertamente chiesto a Fatah di “stracciare l’accordo di riconciliazione con Hamas”.

Non è noto se Fatah abbia rinunciato ad indicare come premier Fayyad. In cambio della nomina di un altro primo ministro potrebbe aver ottenuto concessioni di Hamas sui nomi di altri ministri. Nena News.

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