Arriva il conclave e ovviamente arrivano anche sollecitazioni ai cardinali elettori. Una di esse proviene dal cardinale emerito, cioè non più elettore per motivi anagrafici, Camillo Ruini, a suo tempo vicario del papa per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Lui parte dall’eredità di Francesco, e senza dire che sia questa la indica; “l’amore portato a efficacia di vita è la legge suprema della testimonianza cristiana e quindi della Chiesa. Ed è ciò d cui la gente anche oggi ha maggior sete.”
Ecco dunque l’invito a eliminare durezze, piccinerie e aridità di cuore. Si può allora ipotizzare che, se vanno eliminate, ci siano state.
Subito dopo specifica che la fede è una fiamma che rischia di estinguersi: la fiamma va ravvivata: perché ci sono state in passato durezze piccinerie e aridità di cuore? No. Il punto è che la capacità di rispondere alle sfide dell’oggi richiede la certezza della verità e la sicurezza della dottrina. E questo sembra il punto: se davvero si fosse arrivati al rischio dell’estinguersi della fede, forse le certezze ecclesiali non sono state sempre ben capite nel tempo passato.
O forse, ci si può chiedere, c’è un modo eterno e immodificabile di intendere la verità e la sicurezza della dottrina? La Chiesa è nella storia, con i suoi figli e gli altri esseri umani, o un giudice al di là e al di sopra della storia? Cosa se ne farebbe allora, questa Chiesa, dei segni dei tempi? Il testo però non risponde a questo, ma rilancia la priorità di tenere unita la Chiesa, rispettando le sue regole.
La stessa attenzione a “dove andare ora” la presta l’ editoriale dal quotidiano dei vescovi italiani, affidato al teologo Pierangelo Sequeri. Anche lui muove dall’eredità di Francesco, che indica nella certezza che la Chiesa di Gesù non si fa solo con quelli che vengono in Chiesa. Forse era stato questo attardarsi nei propri spazi che aveva fatto perdere slancio alla Chiesa; non molti la pensavano come Sequeri prima del Concilio vaticano II, eppure tra gli interlocutori di Gesù ci furono la Samaritana, il Cireneo, la Cananea, il Centurione e molti altri.
Non ci furono solo loro, ovviamente, ma il Vangelo li include, e nelle sue certezze la Chiesa di altri tempi potrebbe averlo sottovalutato, si direbbe, nonostante fosse parte della verità evangelica. Sequeri arriva così alla “Chiesa allargata” di cui parlò Paolo VI e che non riesco a immaginare nelle parole del cardinale Ruini, forse sbagliando, forse no.
Ma queste parole, questa “Chiesa allargata”, ci porta con le parole di Sequeri al cuore dell’eredità di Francesco e quindi dell’attesa che si spera riguardi il suo successore: “il mondo attuale va in ordine sparso verso la guerra mondiale a pezzetti. Questo effetto globale della violenza predatoria, che sta contaminando anche i legami individuali, è generato dall’erosione dei dispositivi di neutralizzazione delle pulsioni proprietarie e auto-celebrative, dell’ego.”. La conclusione? Eccola: “La fraternità è certamente una categoria del linguaggio cristiano che contrasta il nichilismo auto-realizzatore”. Già la fraternità… parola che ora, con Sequeri, ritorna, come asse portante dell’eredità del pontefice scomparso.
Dunque qui l’amore cristiano, cioè quello che riempie il Vangelo, non è un insieme di paradossi, dall’amore per il nemico a quello per il figliol prodigo, sembra dirci che esistono forze, religiose e laiche, che sono disponibili all’alleanza; l’antica verità, la certezza di cui parla Ruini viene così capita alla luce dei segni dei tempo per creare un nuovo umanesimo civile. La verità non cambia, ma va sempre meglio capita.