Il futuro della Chiesa: la contesa tra progressisti e conservatori per rilanciare o cancellare Francesco

I conservatori e i progressisti intensificheranno gli sforzi per orientare il futuro della Chiesa cattolica nei prossimi giorni, mentre 135 cardinali si preparano a essere rinchiusi nella Cappella Sistina per scegliere il successore di papa Francesco.

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27 Aprile 2025 - 17.09


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I conservatori e i progressisti intensificheranno gli sforzi per orientare il futuro della Chiesa cattolica nei prossimi giorni, mentre 135 cardinali si preparano a essere rinchiusi nella Cappella Sistina per scegliere il successore di papa Francesco.

Il gruppo dei cardinali chiamati a eleggere il prossimo leader di circa 1,4 miliardi di cattolici nel mondo è più imprevedibile che mai: la stragrande maggioranza non ha mai partecipato a un conclave, e l’ampia distribuzione geografica degli elettori contribuisce a rendere ancora più incerto l’esito.

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Otto cardinali su dieci tra gli aventi diritto di voto sono stati nominati da Francesco negli ultimi dodici anni. Venti di loro sono stati creati cardinali solo nel dicembre scorso. Molti si sono incontrati per la prima volta arrivando a Roma nell’ultima settimana, dopo la morte del papa avvenuta lunedì scorso.

Il conclave dovrebbe iniziare le deliberazioni formali la prossima settimana. Tuttavia, colloqui riservati e attività di lobbying nei corridoi vaticani, nelle sale da pranzo e nei magnifici giardini sono già in pieno svolgimento da giorni.

«In realtà, le conversazioni probabilmente vanno avanti da tempo, almeno dall’inizio dell’anno, poiché l’aggravarsi delle condizioni di salute di Francesco era evidente», ha spiegato Miles Pattenden, storico della Chiesa cattolica presso l’Università di Oxford.

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Più di venti cardinali sono stati indicati dagli osservatori vaticani come papabili – potenziali candidati al papato. Tuttavia, è raro che i favoriti delle prime fasi resistano nei successivi scrutini. Nel 2013, Jorge Mario Bergoglio non era considerato tra i papabili, ma al termine del conclave fu eletto papa Francesco.

Alcuni cardinali che non aspirano direttamente al papato potrebbero comunque spingere per l’elezione di candidati a loro vicini, soprattutto tra i colleghi meno esperti.

Tra coloro che probabilmente faranno pressioni per un successore conservatore figurano Raymond Burke, vescovo statunitense sostenitore di Donald Trump, e Gerhard Müller, tedesco che la settimana scorsa ha avvertito che la Chiesa potrebbe dividersi se non venisse eletto un papa ortodosso.

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Il fronte progressista include invece figure come Jean-Claude Hollerich del Lussemburgo, Timothy Radcliffe del Regno Unito e Michael Czerny del Canada.

Francesco è stato accusato dai critici di aver “riempito” il collegio cardinalizio di suoi sostenitori, avendo nominato oltre 100 cardinali durante il suo pontificato. Ma Pattenden sottolinea: «Storicamente, nessun papa è mai riuscito a controllare l’elezione del proprio successore».

Sebbene siano presenti correnti chiaramente conservatrici e progressiste, «si tratta più di uno spettro», ha aggiunto. «Ci sono cardinali conservatori su alcuni temi, ma progressisti su altri, come la sessualità o il cambiamento climatico».

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Francesco ha privilegiato la scelta di uomini ideologicamente affini, ma non esclusivamente. Tra le sue priorità vi era anche rendere il collegio più inclusivo, nominando cardinali provenienti da comunità cattoliche molto piccole, come quelle di Iran, Algeria e Mongolia, e riequilibrando il peso dell’Europa e del Nord America.

Nel 2013, oltre la metà dei cardinali elettori era europea. Oggi, la percentuale è scesa al 39%, mentre il 18% proviene dall’Asia, il 18% dall’America Latina e Caraibi, e il 12% dall’Africa subsahariana.

Francesco ha inoltre cercato di abbassare l’età media del collegio: sette dei cardinali nominati lo scorso dicembre hanno meno di 60 anni, tra cui Mykola Bychok, vescovo ucraino di Melbourne, che ha appena 44 anni. Sono stati nominati anche cardinali da Perù, Ecuador, Algeria e Iran, nel tentativo di ridurre il peso europeo.

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La prima votazione si terrà poco dopo l’inizio del conclave, seguita da due scrutini quotidiani – mattutino e pomeridiano – fino a raggiungere la maggioranza dei due terzi.

I cardinali saranno «sotto forte pressione per scegliere rapidamente», ha affermato Pattenden. «Gli occhi del mondo sono puntati su di loro, e i fedeli potrebbero sentirsi destabilizzati se il conclave si protraesse fino a giugno o luglio».

Nell’ultimo secolo, la maggior parte dei conclavi è durata due o tre giorni. Il conclave più lungo si ebbe nel XIII secolo e durò due anni e nove mesi, mentre il più breve, nel 1503, si concluse in poche ore.

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Tra i favoriti dei bookmaker per succedere a Francesco ci sono Pietro Parolin, capo della diplomazia vaticana, e Luis Antonio Tagle, cardinale filippino.

Le scommesse sull’esito del conclave sono già diventate uno dei mercati più popolari del 2025. Leighton Vaughan Williams, professore di economia e finanza alla Nottingham Business School, ha dichiarato: «Quello che un tempo era un passatempo per banchieri e cortigiani rinascimentali è diventato oggi un mercato globale multimilionario accessibile con un semplice clic o tramite portafogli di criptovaluta».

Secondo Williams, la rapidità con cui le scommesse sono esplose quest’anno «sottolinea il duraturo fascino culturale esercitato dalla figura del papa, amplificato dai media e dalla cultura popolare».

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