Migranti forzati, bambini in fuga e sguardi da ritrovare: l’appello della Chiesa contro l’apatia e l’ideologia
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Migranti forzati, bambini in fuga e sguardi da ritrovare: l’appello della Chiesa contro l’apatia e l’ideologia

Padre Ripamonti del Centro Astalli denuncia 120 milioni di migranti forzati; il cardinale Reina invoca sguardi umani contro ideologie e apatia politica.

Migranti forzati, bambini in fuga e sguardi da ritrovare: l’appello della Chiesa contro l’apatia e l’ideologia
Papa Francesco
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

10 Aprile 2025 - 11.29


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Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, la sezione italiana del Servizio dei Gesuiti ai Rifugiati ha concluso la sua presentazione del rapporto annuale sulla attività del centro senza riuscire a trattenere la commozione quando ha detto che nel mondo i migranti forzati sono 120 milioni, la metà dei quali sono bambini. Dunque le strade e i mari di questo nostro mondo sono attraversati da 60 milioni di bambini in fuga forzata dai luoghi d’origine. Numeri sconvolgenti, che la commozione di padre Ripamonti ha reso più visibili, non solo numeri. Guardandolo infatti è stato impossibile non vedere che stava parlando di essere umani, non di numeri.

Questa conclusione ha riportato a galla dentro i presenti il punto iniziale del suo intervento: in un anno il Centro Astalli ha distribuito 65.581 pasti caldi, distribuito 9.800 farmaci, consentito 10.044 visite mediche, 517 persone hanno avuto accesso all’orientamento legale. Parliamo nel complesso di 564 richiedenti asilo, 115 con protezione sussidiaria, 33 con protezione temporanea.  Ascoltando le sue parole spezzate dalla commozione è stato più facile immaginare dei volti durante il suo intervento, nel quale ha sottolineato che le decisioni europee del 2024 in merito all’asilo possono produrre arretramenti, un aumento di detenzioni arbitrarie.

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I bambini sono stati i protagonisti anche del discorso del Cardinale Baldassare Reina, vicario del papa per la diocesi di Roma intervistato da Annalisa Cuzzocrea, che ha esordito ricordando la strage del 2023 a Lampedusa. Lui vi giunse insieme al vescovo di Agrigento, monsignor Montenegro, e il medico incaricato del riconoscimento dei defunti gli disse “prego Dio che il primo non sia un bambino”. Aprì la sacca per procedere al riconoscimento e vi trovò un bambino. 

Dunque per lui il problema per uscire dal diffuso rifiuto di confrontarsi realmente con questo problema è quello di scegliere gli sguardi, non le carte. Solo gli sguardi possono farci uscire dall’apatia o dalla tentazione della rassegnazione. Tornare agli sguardi ci fa o farebbe scoprire anche l’orrore della cosiddetta malattia del gommone: lo sfregamento del corpo sul gommone spesso bagnato da acqua e nafta fa ammalare i passeggeri, portando anche alla loro morte, spesso di donne.

Il cardinale Barladassare Reina, alla domanda se senta la Chiesa sola nell’impegno per i rifugiati  o più in generale per i migranti forzarti, ha affermato di non avere questa sensazione, di non sentire la sua Chiesa “sola” nell’impegno per i “boat people” che da anni arrivano sulle coste italiane. Ha detto che molti “laici”, nel senso di persone non praticanti, agnostiche o non credenti, avvertono l’urgenza, il bisogno di essere solidali. E questo umanizzazione dell’altro passa anche nell’impegno in favore di quei 900mila italiano di fatto ma non di diritto, tra i quali molti sono, appunto, bambini.

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E’ un sentimento importante perché la paura dell’altro oggi porta molti ragazzi a non partecipare alle gite scolastiche non solo per il loro costo, a volte troppo alto per le loro famiglie, ma anche per la paura dell’altro; il 15 % dei bambini italiani vive questa paura e così preferisce non partecipare alle gite scolastiche, restare da soli a casa. 

Tra le risposte alle domande di Cuzzocrea è emerso un curioso ricordo: nella sua Sicilia, ha ricordato, c’è un santo nero, San Calogero: e una volta un parroco chiese ai parrocchiani che ne paravano la statua in processione se avrebbero manifestato tanto affetto anche un altro “nero”, come il santo. 

Non poteva mancare una domanda sulla politica e il suo peso, positivo o negativo, al riguardo. La risposta è stata molto interessante perché il cardinale ha affermato di ritenere che  a rendere tutto più difficile è stata la trasformazione del tema migratorio in tema identitario, ideologizzato dagli schieramenti, sempre più radicali, ideologici: così facendo per il cardinale Reina non si vede la realtà, cioè ciò che accade, ma si scavano trincee politiche che non aiutano l’elaborazione di politiche utili, proficue. I campi politici per legittimarsi usano il caos.

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