Cosa indossano gli studenti universitari? L’analisi delle loro scelte d’acquisto

Abbiamo indagato le preferenze degli studenti universitari in materia d’abbigliamento, confrontando i trend d’acquisto di fast fashion e second-hand. Ecco quanto emerso

Cosa indossano gli studenti universitari? L’analisi delle loro scelte d’acquisto
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Agostino Forgione Modifica articolo

16 Marzo 2025 - 12.02 Culture


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L’acquisto di capi vintage o di seconda mano è sicuramente un trend in crescita negli ultimi anni. Al di là della diffusione di piattaforme specializzate nella compravendita di indumenti usati esiste, probabilmente a monte di tutto ciò, una sempre più diffusa consapevolezza sulle ricadute ambientali legate alle nostre scelte di consumo e la volontà di abbatterle quanto più possibile. I beni second-hand trovano quindi spazio crescente nelle case degli italiani e, cosa più importante, l’usato non è più esclusivamente sinonimo di risparmio o indisponibilità economica. Abbiamo raccolto le preferenze di un campione di 74 studenti universitari per conoscere i loro stili di acquisto in materia d’abbigliamento, con la volontà di indagare su un ulteriore aspetto: come questi si approccino al mondo del fast fashion. Due mondi che per molti aspetti possono essere considerati antitetici e che per tale ragione è interessante correlare. Ecco quanto emerso.

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Chiedendo agli studenti se acquistino o abbiano mai acquistato capi di fast fashion dalle principali piattaforme di vendita online è emerso che il 69% l’abbia fatto almeno una volta. Di questi il 4% dichiara che in passato lo facesse abitualmente, il 31% che in passato lo facesse di rado, il 20% che attualmente acquisti regolarmente e il 45% che lo faccia di rado. Per quanto riguarda i “convertiti”, questi affermano che non lo facciano più per ragioni legate alla qualità dei capi nel 17% dei casi, per ragioni di natura etica e/o ambientale sempre nel 17% e per entrambe le ragioni nel 61%.

A spingere coloro che si rivolgono alle principali piattaforme di fast fashion, invece, sono principalmente motivazioni estetiche. Nel 33% dei casi a chi acquista su tali siti interessa esclusivamente il capo in sé al di là di ogni altra considerazione. Segue il 27% che afferma di non potersi permettere capi più costosi, il 12% interessato unicamente al risparmio, il 9% che invece a parità di budget preferisce portare a casa il maggior numero possibile di indumenti e il 4% interessato a risparmiare il più possibile. Altre risposte citano la “possibilità di rinnovare il guardaroba più di frequente” e il fatto che talvolta pressoché gli stessi capi vengano venduti altrove a prezzi maggiori. Chi non l’ha mai fatto sebbene potesse, invece, dichiara di aver preso questa scelta per motivazioni sia etiche che legate alla qualità nel 35% dei casi, per lo più per motivazioni ambientali nel 22% e principalmente per ragioni qualitative sempre nel 22%.

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Altro aspetto esaminato è stato il rapporto tra l’acquisto di capi nuovi e di seconda mano. A riguardo il 46% degli studenti acquista solo capi nuovi, il 20% circa un capo su cinque usato, il 9% circa una su quattro, il 7% circa uno su tre mentre il 12% dichiara ne acquisti circa la metà. Il residuale 5% acquista per lo più capi usati. Riguardo al primo gruppo, coloro che acquistano solo nuovo, metà di questi dicono di non aver mai valutato la possibilità di acquistare usato mentre il 21% di non essere interessato a farlo. A disincentivare l’acquisto di second-hand la più volte citata mancanza di opportunità di acquisto locale e, correlatamente, dubbi su taglie e qualità degli articoli acquistati online. In più dichiarano di acquistare solo nuovo perché utilizzano largamente vestiario ereditato da familiari (9% ca.).

Chi è sfavorevole a comprare usato lo è per repulsione nell’indossare qualcosa indossato già da qualcun altro (31%) o perché contrario all’acquisto dell’usato in generale (69%). Di quelli che non hanno mai considerato la possibilità del second-hand il 33% dice esista la possibilità che lo acquisti in futuro, il 44% che probabilmente lo farà e il restante 22% non crede cambi atteggiamento. Chi invece è solito acquistare su piattaforme come Shein e simili dichiara che qui acquisti circa un capo su cinque per il 42%, circa uno su quattro per il 12%, circa uno su tre per il 15%, circa la metà per il 9% e la quasi totalità degli indumenti per il 21%.

A spingere all’acquisto di un capo vintage o di seconda mano sono ragioni etiche e/o ambientali unite al gradimento verso l’articolo nel 53% dei casi, unicamente motivazioni estetiche nel 16% ed esclusivamente motivazioni di natura ambientale solo nel 3% dei casi. Per il 9% sono invece motivazioni per lo più di natura economica. In conclusione ho chiesto come il proprio stile d’acquisto sia cambiato negli ultimi tre anni. Per il 35% non è cambiato, il 34% invece spende di più ma al contempo acquista capi di maggiore qualità, il 18% spende lo stesso ma acquista più capi di seconda mano mentre il 5% circa veste per lo più abiti che già possiede e acquista solo lo stretto necessario.

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