Francesco non parla più di 'aborto fin dal concepimento' e una ragione ci sarà
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Francesco non parla più di 'aborto fin dal concepimento' e una ragione ci sarà

Francesco si rifà alla grande teologia cattolica, quella di San Tommaso e San’Agostino, che distinguevano tra feto animato e feto inanimato, come in anni più recenti non si è più fatto.

Francesco non parla più di 'aborto fin dal concepimento' e una ragione ci sarà
Papa Francesco
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

30 Settembre 2024 - 20.22


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Il nuovo intervento di papa Francesco sull’aborto conferma l’impressione, abbastanza evidente, di una novità non notata sul suo discorso relativo all’aborto. Conferma di considerarlo un omicidio, conferma di considerare chi lo effettua un sicario, e su questo ci sarebbe molto da discutere, ma ci sarebbe molto da discutere anche sul fatto che non parla più di “aborto dal concepimento”, ma “dalla formazione degli organi”. Va così dalla sua intervista nel 2021 a Canale 5, ed è andata così nei due recenti pronunciamenti in materia sul volo papale, sia rientrando da Singapore sia rientrando dal recente viaggio europeo. 

Ritenere che gli organi possano essere formati dal momento del concepimento è impossibile, dunque c’è una novità. Quello che Francesco specifica sempre è che la neonatologia oggi è in grado di dirci quando gli organi siano formati, e ribadisce sempre, ora più perentorio ora meno, dopo 30 o 40 giorni. Ma non è questo il punto. Il punto è che il sintagma  “aborto dal concepimento”, ripetuto sempre da anni e anni, ora non appare più. Ci sarà un motivo. 

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Forse, è il convincimento di chi scrive, Francesco si rifà alla grande teologia cattolica, quella di San Tommaso e San’Agostino, che distinguevano tra feto animato e feto inanimato, come in anni più recenti non si è più fatto. Sarebbe interessante. Avremmo infatti una distinzione concreta tra due fatti diversi, che poi se si guarda bene è quella che potrebbe aver mosso molti legislatori a fissare i tempi per l’aborto praticabile nei primi tre mesi, che erano quelli indicati dai teologi di allora. Ma questo non lo può asserire nessuno perché nessuno lo ha affermato. Si può dire però che se così fosse ci sarebbero i termini per una discussione nuova. Ma siccome questo elemento non emerge evidentemente non interessa. 

Interessa però la legge 194. La 194 non consente il libero aborto, stabilisce la praticabilità dell’aborto terapeutico entro i primi tre mesi. E che cos’è questo “aborto terapeutico”? Di quale intervento terapeutico si parla? Lo spiega l’articolo 4 della legge: Per  l’interruzione  volontaria  della  gravidanza  entro  i  primi novanta  giorni,  la  donna  che  accusi  circostanze per le quali la prosecuzione   della   gravidanza,   il   parto   o   la   maternità comporterebbero  un  serio  pericolo  per  la  sua  salute  fisica  o psichica,  in  relazione  o  al  suo  stato  di  salute,  o  alle sue condizioni  economiche,  o sociali o familiari, o alle circostanze in cui  e’  avvenuto  il  concepimento,  o  a  previsioni  di anomalie o malformazioni  del  concepito,  si rivolge ad un consultorio pubblico istituito ai sensi dell’articolo 2, lettera a), della legge 29 luglio 1975, n. 405, o a una struttura sociosanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia.” 

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Questo articolo, da alcuni erroneamente – ad avviso di chi scrive – considerato un artificio che rende tutto possibile, può essere considerato invece culturalmente molto importante. Stabilisce che non esista soltanto il diritto ad una comprensione del suo problema fisico, ma anche di  quello psichico, perché fisico e psiche compongono ognuno di noi ed entrambi vanno considerati. La legge lo spiega bene: la legittimità di questa richiesta deriva dalle “condizioni  economiche,  o sociali o familiari, o [d]alle circostanze in cui  e’  avvenuto  il  concepimento”.   

C’è infine un ulteriore aspetto da considerare: l’aborto clandestino, che metteva a rischio la vita della madre prima del varo della 194. Per qualcuno tornare lì sarebbe preferibile? Rientrando da Singapore, Francesco ha detto che occorre scegliere il male minore, sottintendendo tra due mali. Non è un elemento da considerare anche in questo caso?  Discutendo della data in cui gli organi sono formati, non si dovrebbe discutere anche del tempo necessario per consentire a una donna di comprendere la sua sfera psichica, che esiste, e poi per evitare il ritorno dell’aborto clandestino? 

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Questi ulteriori passaggi non si collegano strettamente con la discussione su quando il feto diventerebbe animato, o quando si formano gli organi. Ma ne potrebbero costituire un’importante conseguenza, se si cercasse una discussione consentita dall’introduzione della distinzione tra feto animato e feto inanimato, che rimuove l’obbligo di stare solo da una parte o sola dall’altra. Unire i tre argomenti sarebbe importante. Forse non si potrà mai essere completamente d’accordo, ma si potrebbero ridurre le distanze.  

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