"Modernista, comunista, inopportuno": come cercano di zittire chi vuole il rinnovamento civile (e anche ecclesiale)

Don Milani era profetico, ma per molti laici e pastori cattolici era “inopportuno”, come fu definito il suo famoso Esperienze pastorali". E spesso accuse inerenti alla dottrina sono usate ridurre al silenzio. Ma oggi c'è Francesco...

"Modernista, comunista, inopportuno": come cercano di zittire chi vuole il rinnovamento civile (e anche ecclesiale)
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Rocco D'Ambrosio Modifica articolo

6 Luglio 2024 - 19.18


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Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando
(Mc 6, 1-6 – XIV TO/B).

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Non ci sono dubbi sul fatto che la nostra fede cristiana, a partire dalla sua radice ebraica, sia sostanzialmente profetica. La profezia è modo con cui il buon Dio rivela il Suo volere, indica la sua strada alle singole persone e a gruppi e comunità, che ovviamente credono in Lui. E’ rivelazione del piano di Dio nella storia e, al tempo stesso, è giudizio sulla comunità dei credenti e sul mondo perché questi ritornino a Lui con tutto il cuore (cfr. Gl 2, 12-17). La profezia è continua presenza di Dio in mezzo al suo popolo: Dio parla “molte volte e in diversi modi per mezzo dei profeti, e sommamente parla per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo” (cfr. Eb 1). La profezia è impegno affidato ai discepoli dal Cristo perché siano suo segno nel mondo “predicando il Vangelo e compiendo prodigi” (cfr. Mc 16, 17-20). 

Tutto ciò è molto chiaro nella nostra fede, ma ha diversi problemi nella pratica. Il brano odierno ci riporta a una verità antica e sempre nuova: i profeti non sono mai tanto piaciuti perché mettono in crisi, chiamano a conversione, sconvolgono per rinnovare persone, gruppi e istituzioni. Ieri come oggi, come sempre, non mancano infatti profeti, manca, invece, l’attenzione e l’accoglienza di essi. Ciò accade nelle comunità di fede religiosa come nell’ambiente laico, con culture e sensibilità diverse. Un po’ succede quello che è successo a Gesù: essere rifiutato, non dagli sconosciuti, ma da quelli che lo conoscevano.

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Il Vangelo odierno dice che Gesù “era per loro motivo di scandalo”, specie per quelli che non erano pronti ad accoglierlo, ad aprirsi a parole e segni nuovi, a una salvezza che visitava in maniera diversa dalle attese tradizionali. Sono tanti, anche oggi. Permettetemi di citare don Milani e una sua pagina dura, cruda, anche per la parolaccia che contiene.

Nel 1965 scrive all’amico don Ezio: “Ecco dunque l’unica cosa decente che ci resta da fare: stare in alto (cioè in grazia di Dio), mirare in alto (per noi e per gli altri) e sfottere crudelmente non chi è in basso, ma chi mira basso. Rinceffargli ogni giorno la sua vuotezza, la sua miseria, la sua inutilità, la sua incoerenza. Star sui coglioni a tutti come sono stati i profeti innanzi e dopo Cristo. Rendersi antipatici noiosi odiosi insopportabili a tutti quelli che non vogliono aprire gli occhi sulla luce. E splendenti e attraenti solo per quelli che hanno Grazia sufficiente da gustare altri valori che non siano quelli del mondo. La gente viene a Dio solo se Dio ce la chiama. E se invece che Dio la chiama il prete (cioè l’uomo, il simpatico, il ping-pong) allora la gente viene all’uomo e non trova Dio. Ma io tutte queste cose ti ho già detto a sazietà e dimostrato coi fatti alla mano e son riuscito a attirare gente io che sono in grazia di Dio una volta sì e dieci no… e tu ti sgomenti che stai in grazia di Dio dalla mattina alla sera? Sei tanto bischero! Un abbraccio affettuoso e scrivi spesso, tuo Lorenzo”.  

Milani era profetico, ma per molti laici e pastori cattolici era “inopportuno”, come fu definito il suo famoso testo “Esperienze pastorali”. Potrà sembrare di poco conto, ma non lo è affatto, ma il termine inopportuno sembra essere uno dei più citati, in un certo gergo ecclesiastico, quando vengono valutate persone e realtà comunitarie profetiche. Diversi esponenti della gerarchia cattolica, non riscontrando elementi contrari alla dottrina, in materia di fede e di morale, si trincerano dietro una presunta inopportunità della prassi e dei testi che stanno giudicando. Forse il termine inopportuno, oggigiorno, ha la stessa funzione dell’accusa di modernismo nel passato remoto e di quello di comunismo in un passato più recente, se non proprio prossimo. 

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L’uso di questi aggettivi – modernista, comunista, inopportuno – è semplicemente, molte volte, la dimostrazione dell’attacco indiscriminato a veri credenti, sia laici che preti, alla loro sensibilità umana, cristiana, ecclesiale, sociale e politica, al loro impegno nel rinnovare il tessuto ecclesiale e civile, più che a particolari aspetti dottrinali o prassi personali non conformi al magistero ecclesiale. In altri termini per i profeti, in diversi tempi e luoghi del vivere ecclesiale, si è ripetuto un clichè molto diffuso in tutte le istituzioni: spesso non potendo zittire chi denuncia una prassi poco coerente della comunità e dei suoi responsabili, nel nostro caso poco evangelica, ci si serve – senza dimostrarle accuratamente – di accuse inerenti alla dottrina per ridurlo al silenzio. 

Ma la persecuzione non si è chiusa con i tempi di Milani, continua; anzi, ai giorni nostri, si riveste di particolare vigore in quanto viviamo un momento critico della vita ecclesiale; un momento in cui le novità conciliari – la riforma ecclesiale, quella liturgica e lo stile evangelico di presenza nel mondo – sono riproposte con forza da papa Francesco e diversi laici e pastori, che sono considerati “inopportuni”: ovviamente non sono cose dette pubblicamente, ma sussurrate nei corridoi, scritte nelle lettere di ammonizione, inserite nei resoconti ufficiali e cosi via. E’ inopportuno… 

Che Dio ci aiuti!

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