Papa Francesco tuona contro le guerre: "Lasciano un deserto di morte, si vuole questo?"
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Papa Francesco tuona contro le guerre: "Lasciano un deserto di morte, si vuole questo?"

Nella festa di Santo Stefano, primo martire della Chiesa, oltre a manifestare all'Angelus la sua vicinanza alle comunità cristiane perseguitate nel mondo, papa Francesco è tornato ancora con toni accorati sulla £terza guerra mondiale a pezzi"

Papa Francesco tuona contro le guerre: "Lasciano un deserto di morte, si vuole questo?"
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26 Dicembre 2023 - 17.39


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«All’intercessione del primo martire affido anche l’invocazione di pace dei popoli straziati dalla guerra. I media ci mostrano che cosa la guerra produce: abbiamo visto la Siria, vediamo Gaza, pensiamo alla martoriata Ucraina, un deserto di morte… È questo che si vuole? I popoli vogliono la pace: preghiamo per la pace, lottiamo per la pace».

Nella festa di Santo Stefano, primo martire della Chiesa, oltre a manifestare all’Angelus la sua vicinanza alle comunità cristiane discriminate e perseguitate nel mondo, papa Francesco è tornato ancora con toni accorati sulla «terza guerra mondiale a pezzi» e sulle sue devastazioni, contro le quali ha elevato i suoi appelli di pace in tutte queste sue giornate natalizie.

Come quando domenica, all’Angelus della Vigilia, ha invitato ad essere «vicini ai nostri fratelli e sorelle che soffrono per la guerra, pensiamo alla Palestina, Israele, l’Ucraina» e pregato affinché «il Dio che ha preso per sé un cuore umano infonda umanità nel cuore degli uomini». Mentre nella messa della Notte di Natale ha sottolineato, quasi affranto, che «il nostro cuore stasera è a Betlemme, dove ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra, con il ruggire delle armi che anche oggi gli impedisce di trovare alloggio nel mondo».

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Si apprendeva intanto che Sarah Netanyahu, moglie del premier israeliano, aveva scritto al Pontefice una lettera chiedendo il suo «personale intervento» per la situazione degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas: «La prego di usare la sua influenza per chiedere il rilascio senza condizioni e senza indugio (…). Il suo intervento potrebbe far pendere l’ago della bilancia e salvare vite preziose».

Ma è stato soprattutto nel Messaggio natalizio di ieri, prima della Benedizione `Urbi et Orbi´, che il Papa ha invocato soluzioni per tutti i contesti di conflitto e tensione nel mondo: «Quante stragi di innocenti nel mondo: i bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra, dalle guerre sono i piccoli Gesù di oggi. E se per il Pontefice occorre «dire `no´ alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse», è anche vero che «per dire `no´ alla guerra bisogna dire `no´ alle armi». Perché, se l’uomo «si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?».

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«La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti – ha insistito Francesco -. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre».

Ecco allora i suoi appelli, in primis sulla guerra in Terra Santa: «Porto nel cuore il dolore per le vittime dell’esecrabile attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio. Supplico che cessino le operazioni militari, con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria aprendo all’arrivo degli aiuti». Inoltre, «non si continui ad alimentare violenza e odio, ma si avvii a soluzione la questione palestinese».

Non sono mancati, nel Messaggio del Papa, richiami sulla «martoriata Siria», sullo «Yemen ancora in sofferenza», l’implorazione di «pace per l’Ucraina» e per il «suo martoriato popolo», e quella «definitiva tra Armenia e Azerbaigian». Lo sguardo del Pontefice è andato ai conflitti in varie regioni dell’Africa, come pure alle irrisolte tensioni nella penisola coreana. E nella sollecitazione finale, anche il tempo che porta al Giubileo sia occasione «per dire no’ alla guerra e `sì´ alla pace». 

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