Papa Francesco parla della strage di Cutro: "Fare il possibile perché non si ripeta"
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Papa Francesco parla della strage di Cutro: "Fare il possibile perché non si ripeta"

Il Papa torna a parlare di Cutro e chiede di porre fine alle tragedie del mare

Papa Francesco parla della strage di Cutro: "Fare il possibile perché non si ripeta"
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18 Marzo 2023 - 19.27


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Lui il Papa dell’accoglienza mentre i ‘sedicenti’ cristiani alzano muri e voltano le spalle. «Quel naufragio non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta». Il Papa torna a parlare di Cutro e chiede di porre fine alle tragedie del mare. Lo fa davanti a settemila persone, che hanno vissuto l’esperienza dei corridoi umanitari, grazie alla Comunità di Sant’Egidio, alla Chiesa evangelica e alla Caritas. Rifugiati arrivati in legalità e famiglie che accolgono. Francesco ringrazia queste realtà ma plaude anche «all’impegno del governo italiano e dei governi che vi hanno ricevuto, tanti».

Intanto sale ad 87 il numero delle vittime del naufragio del caicco carico di migranti avvenuto domenica 26 febbraio a Steccato di Cutro. A quasi tre settimane dalla tragedia, stamattina è stato recuperato il corpo di un uomo di circa 40 anni. Il cadavere è stato avvistato da alcuni pescatori. Il recupero è stato effettuato dai sommozzatori della Capitaneria di porto di Crotone. Sono invece 233 i migranti sbarcati durante la notte a Lampedusa dopo che una motovedetta della Guardia costiera ha intercettato un barcone di 15 metri a 30 miglia dalla costa. Le persone soccorse, si aggiungo ad altre 113 prese a bordo dalla nave Dattilo durante la navigazione verso l’isola delle Pelagie (in tutto 346 migranti). Ieri sera a Lampedusa si era registrato uno sbarco di 37 tunisini, mentre 112 sono stati trasferiti dall’isola con il traghetto per Porto Empedocle. Nell’hotspot restano al momento 305 ospiti.

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Loro ce l’hanno dunque fatta ma «il Mediterraneo è diventato un cimitero, è duro», commenta il Papa secondo il quale «una migrazione sicura, ordinata, regolare e sostenibile è nell’interesse di tutti i Paesi. Se non si aiuta a riconoscere questo, il rischio è che la paura spenga il futuro e giustifichi le barriere su cui si infrangono vite umane». Francesco torna poi a definire «terribile» la situazione dei «lager in Libia».

Tornando all’esperienza dei corridoi umanitari, sono 6080 i migranti arrivati in Europa, dal 2016 ad oggi, grazie a questi progetti portati avanti insieme dalle diverse Chiese cristiane. Lo ha detto Daniela Pompei, della Comunità di Sant’Egidio, presentando l’esperienza al Papa. I rifugiati dei corridoi umanitari in questi anni sono arrivati soprattutto in Italia, ma poi in Francia, in Belgio e un limitato numero nel principato di Andorra e a San Marino. «Una piccola luce di fronte al muro dell’impossibilità e dell’idea che non si possa fare niente», ha sottolineato l’esponente di Sant’Egidio. Libano, Etiopia, Libia, Pakistan, Iran, Niger, Grecia e Cipro e in modo diverso l’Ucraina, sono gli avamposti degli otto corridoi umanitari da dove inizia la via sicura per arrivare in Europa. Sono arrivati cittadini afgani, siriani, eritrei, congolesi, nigeriani, camerunesi, sudanesi, somali, yemeniti, irakeni, palestinesi, guineani, togolesi e da ultimo gli ucraini, soprattutto donne e bambini.

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Da Meskerem, arrivata dall’Eritrea, ad Anna di Aleppo, il Papa ha ascoltato le dure storie di chi ha subito ogni sorta di sofferenza, e in alcuni casi anche violenza, per provare a cercare una vita migliore. Finché non è arrivata la scialuppa dei corridoi umanitari. E oggi quelle sofferenze sono alle spalle, si studia, si cerca un lavoro, nascono bambini, si guarda al futuro con occhi diversi. 

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