Cucine Popolari, come aiutare i poveri oltre la carità: "La solidarietà è un percorso"
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Cucine Popolari, come aiutare i poveri oltre la carità: "La solidarietà è un percorso"

L'avventura delle Cucine Popolari, un percorso che in sette anni di strada ne ha fatta parecchia. Oggi ce ne sono quattro in città, ci lavorano duecentocinquanta volontari e distribuiscono circa cinquecento pasti al giorno grazie a donazioni e aiuti

Cucine Popolari, come aiutare i poveri oltre la carità: "La solidarietà è un percorso"
Le cucine popolari di Bologna
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Claudio Visani Modifica articolo

25 Novembre 2022 - 12.45


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La solidarietà è un mosaico. C’è chi progetta l’opera e chi la costruisce aggiungendo con scelte personali e tanti semplici gesti il suo pezzetto. Quello del signor Francesco, pensionato di Granarolo dell’Emilia, si incastra così. “Salve – ha scritto – bella e ricca la vostra neewsletter ricevuta oggi. Quindi passo ad elencare a cosa vorrei aderire. Numero tre biglietti sospesi per musica Jazz al Battiferro e cena da asporto per totali euro 60. Numero uno biglietti sospesi per il concerto di Federico Aicardi al Duse per euro 30,62. Numero due biglietti sospesi di Gospel, Soul, Funky music show” gran galà della solidarietà a Europauditorium per euro 30, perché non è il mio genere e li voglio lasciare a chi può e sa apprezzare meglio di me lo spettacolo. Se vi va bene, procedo con il bonifico”. 

Destinatario, le Cucine Popolari progettate e realizzate a Bologna da Roberto Morgantini, ex sindacalista Cgil, a lungo responsabile dell’ufficio stranieri della Camera del lavoro, vicepresidente dell’associazione Piazza Grande, volto laico della solidarietà, nominato tre anni fa dal Capo dello Stato Sergio Mattarella commendatore della Repubblica “per il suo prezioso contributo alla promozione di una società solidale e inclusiva”.

L’esempio di quei “semplici gesti” lo diede proprio lui quando, nel 2015, sposò Elvira dopo 38 anni di convivenza. Aveva un sogno che cullava da anni Morgantini, 75 anni, qualche bypass ma un’energia da fare invidia a un giovincello: creare una comunità attorno a una tavola. Una mensa laica per i poveri e i senza fissa dimora, le persone più sfortunate, sole, in difficoltà. “Non una iniziativa di carità ma di solidarietà. Perché la carità è un gesto, la solidarietà un percorso”, ripeteva. Gli servivano 25 mila euro per provare a realizzare quel sogno. Così chiese come regalo di nozze ai suoi tanti amici una donazione per raccogliere i primi fondi necessari ad avviarlo. Un invito raccolto da molti che poi è diventato passaparola, una catena virale della solidarietà che si è allargata sempre più e non si è più fermata. 

In quella occasione lo conobbe Francesco, che fece una donazione. Da lì è partita l’avventura delle Cucine Popolari, un percorso che in sette anni di strada ne ha fatta parecchia. Oggi ce ne sono quattro in città, ci lavorano duecentocinquanta volontari e distribuiscono circa cinquecento pasti al giorno grazie alle donazioni in denaro e alle forniture di cibo di vari soggetti (enti, cooperative, aziende, semplici cittadini) e a diverse iniziative di raccolta fondi. Prima del Covid i pasti all’esercito delle persone in difficoltà accreditate dai servizi sociali del Comune, che anche nella ricca Bologna è in costante aumento, si servivano a tavola. Oggi vengono distribuiti con le sportine, ma si sta lavorando per ritornare all’origine. Alla cucina Saffi, ad esempio, già quaranta pasti sono di nuovo  a tavola e sessanta da asporto. L’obiettivo di Morgantini è di arrivare ad avere una cucina in ogni quartiere, perché la solidarietà sia sempre più di prossimità, diventi relazione umana, amicizia, allargando il campo a nuove collaborazioni. In questo contesto è partita da poco una esperienza innovativa: una struttura nel quartiere San Donato gestita assieme dalle Cucine Popolari e dall’Opera Padre Marella. Il volontariato laico e cattolico insieme. Un connubio che ha creato anche qualche tensione, ma che sta cominciando a dare buoni frutti. 

“Non capisco chi polemizza – commenta il signor Francesco – io sono agnostico, ma se cattolici e laici come me si mettono insieme per dare una mano a chi ha bisogno e offrire loro un servizio migliore, perché non si dovrebbe essere d’accordo?”.

Dopo aver fatto l’elenco delle sue “adesioni”, Francesco ha aggiunto al suo bonifico anche il 19% della deduzione fiscale che spetta a chi fa donazioni alle organizzazioni del Terzo settore. “In totale: 60+30,62+30+50=170,62 + (19%) 34 = 205 arrotondato”, ha riepilogato con ragionieristica precisione. D’altra parte, lui faceva l’impiegato all’Istat. Poi ha annunciato che acquisterà anche “dieci Cd dal costo di 5 euro l’uno con le canzoni inedite dedicate al Natale per un totale di euro 50”, in occasione dell’iniziativa delle Cucine “Ban Nadel” che si svolgerà il 15 dicembre in Piazza Lucio Dalla. “Li andrò a prendere alla Cucina del Battiferro, quando ritirerò anche i tortellini solidali preparati da loro che ho prenotato. Costano venti euro al chilo e sono buonissimi”.

Non è nuovo a questa pratica Francesco. “C’è una signora di un’altra associazione che organizza spettacoli di beneficienza per i bambini bisognosi – racconta – ogni tanto lascio qualche biglietto sospeso. E ho lasciato anche delle pizze sospese alla coop etica della Fattoria, al Pilastro, dopo la prematura scomparsa del loro pizzaiolo e animatore (Michele Ammendola, che era l’anima dell’associazione Porta Pazienza, ndr). Ma con le Cucine è la prima volta. Mi è sembrato il modo più semplice per dare una mano, dal momento che ho avuto un problema serio di salute che mi impedisce di aggiungermi ai volontari. Il figlio di Morgantini mi aveva coinvolto nella raccolta alimentare al Conad, ne sono uscito distrutto, ho capito che non ho più il fisico. Però quando stavo bene ho partecipato al progetto Ausilio della Coop, portavo i pasti a casa delle persone che non potevano muoversi. E non erano neanche quelli che chiamiamo gli ultimi: erano invalidi, obesi, persone in difficoltà, ma non gli ultimi. Eh sì, c’è un mondo reale là fuori che è un po’ diverso da quello che ci raccontano quelli che parlano di Pil, di ristoranti sempre affollati, dell’Italia terza o quarta potenza economica europea. Un mondo abitato da tanta gente che ha bisogno di aiuto, compagnia, solidarietà come noi del sole e dell’aria. Esperienze così sono una scuola di vita. Farebbero bene a tanta gente, ai nostri giovani soprattutto. Io qualche mesetto di volontariato ad Ausilio e alle Cucine Popolari glielo farei fare”. 

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